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A Borgo Ferrovia torna a vivere il Torneo di San Francesco, una manifestazione che per oltre cinquant’anni ha rappresentato un punto di riferimento sportivo e sociale per l’intero quartiere. Dopo anni di sospensione, l’iniziativa rinasce grazie all’impegno dell’Associazione Borgo Ferrovia e al lavoro instancabile di tanti volontari che hanno ridato vita allo stadio, trasformandolo nuovamente in un luogo di incontro e partecipazione.

«È un ritorno al passato – racconta Walter Giordano – perché il torneo ha almeno cinquant’anni di storia. Da bambino facevo il raccattapalle quando l’organizzatore di allora, Mario Spiezia, mi faceva partecipare. Sono ricordi indelebili, che oggi rivivono con grande emozione».

Il torneo vede la partecipazione di 16 scuole calcio e oltre 30 squadre, divise nelle categorie Pulcini ed Esordienti. «Abbiamo iniziato domenica mattina – spiega Giordano – e per noi è già una grande festa, soprattutto perché coinvolge tanti ragazzi e famiglie del territorio».

La giornata di oggi è stata resa ancora più speciale dalla presenza di una delegazione dell’Avellino Calcio, che ha voluto salutare i tifosi e sostenere da vicino un’iniziativa che unisce sport e comunità. Un segnale importante, che conferma il legame tra la squadra e Borgo Ferrovia, un quartiere che ha sempre vissuto con intensità i colori biancoverdi.

«La vicinanza alla squadra è qualcosa che sentiamo naturale – sottolinea Giordano – perché va oltre il calcio: è parte della nostra identità e della nostra storia. È un legame che ci accompagna da generazioni».

Ma al centro resta il lavoro dei volontari, che hanno reso possibile questa rinascita. «Parlare di lavoro è riduttivo – aggiunge – perché per noi è un divertimento. I volontari si occupano di tutto: dalla cura degli spazi al tracciamento dei campi. Lo facciamo con passione e con la voglia di valorizzare il quartiere».

Il torneo si concluderà il 4 ottobre, nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, patrono della parrocchia, con premiazioni e riconoscimenti sia per le squadre sia per i singoli protagonisti.

«Questo torneo – conclude Giordano – non è solo sport, ma anche identità, appartenenza e memoria. È la dimostrazione che la passione di un quartiere può trasformarsi in una grande festa collettiva».