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La crisi idrica in Campania è il risultato di una gestione regionale inefficace e frammentata, aggravata da logiche clientelari e guerre interne al PD, oggi ampliate al cosiddetto “campo largo” con il M5S. La recente intervista del presidente della Provincia di Avellino, Rizieri Buonopane, è l’ennesima dimostrazione di come, di fronte a un problema grave come la gestione dell’acqua, il Partito Democratico e il “campo largo” siano incapaci di fornire soluzioni concrete. È evidente l’assenza di un piano fattibile: si antepongono gli equilibri politici interni all’urgenza di garantire ai cittadini un servizio idrico efficiente, sicuro ed economicamente sostenibile.

Mentre i cittadini rischiano di subire aumenti pesanti delle tariffe e il servizio idrico continua a peggiorare, Buonopane ci spiega che “non ha una sua corrente” e che “la pensa come Ciampi”.

Invece di governare, si limitano a fare equilibrismi politici per tenere insieme correnti e alleati, lasciando che la guerra interna al PD – ora allargata al M5S – blocchi qualsiasi decisione utile al territorio.

Il problema dell’acqua in Irpinia e in Campania non è tecnico: è politico. È il frutto di anni di clientelismo, insipienza gestionale e incapacità amministrativa che hanno trasformato la Regione Campania, l’Ente Idrico, l’Alto Calore e la Provincia in strumenti di potere e non di servizio.

La verità è sotto gli occhi di tutti: ogni emergenza diventa un’occasione per scontri di palazzo, rinvii e nomine di fedelissimi, mentre le reti idriche perdono oltre il 50% dell’acqua, interi comuni vivono con ordinanze di divieto, le tariffe sono in aumento, gli investimenti sono disorganici e persiste un sistema frammentato in più gestori incapaci di dialogare tra loro.

Una situazione che colpisce indistintamente tutte le province della Campania:

  • Avellino: grandi sorgenti di Cassano Irpino e Montemarano, diga di Conza, invasi minori, collegamenti con l’Acquedotto Pugliese e la Campania Occidentale.
  • Benevento: diga di Campolattaro, sorgenti e reti collegate al Torano-Biferno.
  • Caserta: campo pozzi di Riardo, tratte strategiche dell’acquedotto Torano-Biferno e risorse del Matese.
  • Napoli: nodo di smistamento dell’acquedotto Campania Occidentale, impianti di potabilizzazione e grandi serbatoi metropolitani.
  • Salerno: sorgenti del Sele e dell’Ausino, diga dell’Alento, invasi del Cilento e del Vallo di Diano.

Fratelli d’Italia dice basta e ribadisce la proposta concreta della costituzione di un Gestore Unico Regionale dell’Acqua, con sede operativa e direzionale in provincia di Avellino, illustrata già a settembre 2024 ad Avellino in occasione della Conferenza Programmatica Regionale di Fratelli d’Italia e recentemente inserita nel Documento Strategico-Programmatico “L’Irpinia sceglie il futuro”, presentato lo scorso lunedì 21 luglio 2025 alla presenza del Vice Ministro Edmondo Cirielli.

È un piano organico, tecnicamente fattibile e politicamente credibile, che mette al centro l’interesse collettivo e il rilancio delle aree interne della Campania.

Noi proponiamo un modello virtuoso che passa per la costituzione di un soggetto industriale pubblico e trasparente capace di:

  • unificare e centralizzare la gestione idrica di tutta la Campania;
  • pianificare investimenti pluriennali mirati a ridurre le perdite e ammodernare gli impianti;
  • garantire tariffe eque e servizio di qualità;
  • valorizzare le fonti e gli invasi di tutte le province;
  • integrare usi potabili, agricoli, energetici e turistici, trasformando l’acqua in un motore di sviluppo economico e occupazionale per l’intera regione.

I cittadini devono sapere che l’acqua, oggi, è ostaggio delle beghe interne del PD e del “campo largo” con il M5S.

Mentre Regione e Provincia continuano a discutere di correnti e alleanze, il Coordinamento Provinciale di FdI Avellino propone un progetto reale per riportare l’acqua sotto il controllo di un’amministrazione efficiente, trasparente e al servizio dei cittadini.