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Una colonna di motociclette attraversa in silenzio il quartiere di Valle. Ma è un silenzio solo apparente: sotto i caschi, tra le lacrime, c’è un rombo che dice tutto. È il battito spezzato di una comunità che saluta Giosuè De Vito, il ragazzo di vent’anni diventato simbolo di passione e coraggio, volato via troppo presto.

Il feretro arriva tra la folla, scortato da decine e decine di Centauri. I suoi amici, molti con addosso una maglietta bianca che porta il suo volto e il numero 4 – il suo segno distintivo – si raccolgono attorno a lui come facevano in vita. Ogni sguardo è un addio, ogni lacrima una promessa di non dimenticare.

Dentro la chiesa di Santa Maria Assunta non c’è spazio neppure per l’aria. Fuori, un piazzale gremito e silenzioso accompagna il momento con occhi lucidi e cuore in gola. La bara è semplice, coperta di rose bianche. Sopra, una foto lo mostra sorridente, con lo sguardo rivolto verso il cielo, come se sapesse già dove sarebbe andato.

Con passo lento, mamma Claudia, papà Lino e la sorella Giada seguono Giosuè fino all’altare. Accanto a loro, l’intero quartiere: non è solo una famiglia a piangere, ma una comunità intera che prova a farsi forza. Don Luciano Gubitosa, che lo aveva battezzato, parla con parole piene d’affetto: “Giosuè era un ragazzo che non si tirava mai indietro. Pronto ad aiutare tutti, sempre con un sorriso“.

Negli ultimi due anni, la speranza di un miracolo aveva tenuto viva la fiammella. Ma giovedì, la notizia che nessuno voleva accettare: Giosuè non ce l’ha fatta. Eppure, per chi lo ha conosciuto, resterà per sempre il ragazzo che sorrideva alla vita, anche quando la vita non sorrideva a lui.

All’uscita della chiesa, un gesto che vale più di mille parole: una nuova accensione di motori, applausi, e un grappolo di palloncini bianchi che si alza nel cielo. Da un balcone, gli amici di sempre srotolano uno striscione: “Che sia su una ruota o tra le nuvole, continuerai a guidarci”. L’ultimo viaggio lo porta via, in testa a un corteo infinito di motociclisti. Davanti a tutti, il numero 4. Sempre lui. Sempre Giosuè.