- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

La nuova Aula Magna del Conservatorio di Avellino sarà dedicata a Mario Cesa, compositore irpino scomparso lo scorso anno, considerato tra i più autentici testimoni della musica contemporanea in Campania, figura di primo piano del panorama culturale internazionale, le cui opere sono conosciute ed apprezzate in tutto il mondo.

Sabato 11, alle ore 10.30, sarà scoperta la targa alla presenza del presidente Achille Mottola e del direttore Maria Gabriella Della Sala.

Previsti i saluti istituzionali del Prefetto di Avellino, Paola Spena, del vicepresidente della Provincia, Costantino Giordano e del sindaco Gianluca Festa.

Inaugurato lo scorso anno, il piccolo auditorium che sarà intitolato a Mario Cesa, si estende su una superficie di oltre 230 metri quadrati. Utilizzata per le sessioni di laurea e per le prove generali dei concerti messi in scena dall’Ateneo musicale di Avellino, l’Aula Magna è dotata di palcoscenico e 100 posti a sedere.

Il ricordo del compositore sarà affidato alle testimonianze del giornalista Generoso Picone e del Maestro Gianvincenzo Cresta.

Biografia:

Mario Cesa (Avellino, 1940-2021) ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di musica San Pietro a Maiella di Napoli e ha approfondito le problematiche legate alla composizione con Luigi Nono e quelle relative alla didattica della musica in Ungheria e Olanda.

Attivo sin dagli anni Settanta, ha dato vita ad una poetica di assoluta originalità. Studioso del folklore irpino, ha classificato e trascritto le melodie popolari della sua terra, sebbene il suo interesse prevalente abbia riguardato la composizione.

Dal 1969 alla sua morte, ha prodotto più di cento opere, che spaziano dal brano solistico, all’ensemble, sino alla grande orchestra. I suoi lavori manifestano la tendenza e la costante ricerca alla rievocazione di una memoria collettiva legata alla ritualità sacra e profana della festa, come allegoria della società. La sua poetica si è snodata attraverso il ripristino della ritualità collettiva e nell’allusione costante ai suoni della “festa” come fenomeno tipico della cultura popolare. Questo appare evidente in alcuni tra i suoi titoli più significativi, Pellegrinaggio e Feste paesane, opere attraverso le quali il compositore afferma con particolare vigore il costante dialogo con la sua Terra, così come in Sapori di antiche terre, un viaggio antropologico tra i filari di Greco e del Fiano, 3 pezzi (1989), Le storie di sempre.

Parallela al tema della festa e della cultura popolare, portata avanti sin dal 1969, è la tematica di Moduli. Tra questi, Modulo per pianoforte su ispirazione pop, Micromodulalritmoldia per flauto e pianoforte, i Micromodularia (1978), i Danz-Moduli (1983), i Moduli A-B-A (1984), Moduli folk (1985) fino ai più recenti Moduli itineranti e Mikromoduli del 2000 e a Modulo per disklavier, eseguito alla Biennale di Venezia del 2001. Infine, Murales, 6 brani per disklavier o per più pianoforti, che alternano andamenti recitati e veloci. 

Le composizioni di Cesa sono apparse per i tipi di Edipan, Berben, Stradivarius, Rugginenti e Mnemes, così come i suoi lavori discografici, monografici ed antologici, pubblicati da Arts, Rainbow, Edipan e Stradivarius. La produzione di Cesa è stata eseguita alla Biennale di Venezia, alla Carnegie Hall di New York, in Spagna Francia, Belgio, Germania, Cuba, Messico. Diversi suoi lavori sono stati trasmessi da Rai Radio Tre, Rai Uno, VRT Belga. Sue partiture sono state interpretate tra gli altri da Bruno Canino, Roberto Fabbriciani, Ciro Scarponi, Federico Mondelci, Carin Levien, Marco Fumo. Cesa è stato inoltre direttore artistico della rassegna Musica in Irpinia.

Nell’occasione sarà anche presentato l’ultimo lavoro di Mario Cesa prodotto dalla Ema Vinci, Concertante-TriviEnsemble, che ha visto la collaborazione degli allievi della classe di Tecnico del Suono del Conservatorio di Avellino, del Maestro Massimo Aluzzi. Un’opera che contiene tre inediti: Concertante (che dà il titolo alla produzione), I Triviarchi e Phersu.

Gianvincenzo Cresta, compositore e docente del «Cimarosa», proporrà l’ascolto di alcune tracce: «Ricordare Mario Cesa vuol dire far vivere le sue partiture e questo si può realizzare attraverso un progetto organico essenzialmente organizzato in tre fasi: lo studio analitico delle sue musiche, un lavoro sulla prassi esecutiva e l’esecuzione. È un cammino lungo che deve incontrare la volontà di tutti, ma è l’unico possibile, l’unico che proietta nel futuro l’opera di Mario».

L’obiettivo del Conservatorio è quello di «riportare al centro dell’attenzione la figura di Mario Cesa. Rappresentava un riferimento a livello nazionale e internazionale. Le sue opere sono conosciute in tutto il mondo e attraverso i suoi spartiti vogliamo che Cesa continui ad essere punto di riferimento per intere generazioni di musicisti», hanno dichiarato il presidente Achille Mottola e il direttore Maria Gabriella Della Sala.