- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

 Che aria si respira nelle città italiane e che rischi ci sono per la salute?  Di certo non tira una buona aria e con l’autunno alle porte, unito alla difficile ripartenza dopo il lockdown in tempo di Covid, il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog rimangono un tema centrale da affrontare. A dimostrarlo sono i nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria edizione speciale nel quale l’associazione ambientalista ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria di 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni – dal 2014 al 2018 – confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2.Delle 97 città di cui si hanno dati su tutto il quinquennio analizzato (2014 – 2018) solo 15 raggiungono un voto superiore alla sufficienza (l’15%). 

E per la regione Campania, le cose vanno molto male: voto 4 ad Avellino, voto 3 alle restanti province regionali. In particolare Napoli e Benevento nei cinque anni presi in esame hanno sempre superato i limiti previsti dall’OMS per le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) mentre Caserta ha superato sempre i valori di Pm10 nei cinque anni. Le città campane si salvano solo grazie al fatto che sono riusciti a rispettare il limite previsto dall’OMS per il biossido di azoto (NO2). In particolare Avellino e Benevento non hanno mai sforato , mentre Napoli e Caserta una sola volta e Salerno due volte .