Tempo di lettura: 3 minuti

Nelle ore in cui si sta defindando l’accordo tra Israele e Hamas sulla «prima fase» del piano di pace proposto dagli Usa con il cessate il fuoco nella striscia di Gaza, a due anni esatti  da una guerra che è diventato un genocidio che non ha rispariamento nemmeno bambini (oltre 18.400), da Avellino arriva un forte monito a non abbassare la guardia.

Quello lanciati dai partecipanti alla tavola rotonda organizzata dalla Cgil Avellino, in collaborazione con l’associazione Laika e l’Ordine dei giornalisti, alla presenza della giornalista e scrittrice Cinzia Sciuto, direttrice della rivista Micromega e di Don Vitaliano Della Sala.

Ad apertura dei lavori è stata la Segretaria generale della Cgil, Italia D’Acierno, a richiamare l’attenzione sul titolo scelto per il confronto pubblico, citando la “Canzone del Maggio” di Fabrizio De Andrè “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.

“Nessuno può essere assolto per quanto accaduto- commenta D’Acierno- nessuno può abbassare la guardia, nessuno può fermarsi all’armistizio di queste ore, perchè occorre denunciare il genocidio che si è consumato. Per questo noi come Cgil continueremo ad essere in campo, come abbiamo sempre fatto, come abbiamo fatto più che mai in queste ultime settimane. Perchè fare sindacato, non vuol dire solo tutelare il diritto dei lavoratori, ma denunciare quello che accade nella società civile, compresa la geopolitica”.

Quindi il lungo intervento della Sciuto: “Se in queste ore si sta materializzando un cessate il fuoco definitivo ancora non lo sappiamo– dice in premessa l’autrice di numerosi libri diritti civili e laicità – Il piiano presentato da Trump si componeva di una ventina di punti,  per ora ne sono stati approvati solo quattro, quindi siamo a una strada molto lunga ancora. Toccherà vigilare su quello che accadrà una volta raggiunti e superati questi primi quattro punti che però sono preliminari importantissimi, perché era necessario fermare lo sterminio dei palestinesi. L’altro punto fondamentale era portare a casa gli ostaggi che, ricordo, hanno trascorso due anni nella prigionia dei tunnel di Hamas, ne torneranno vivi una ventina.

Queste erano le due premesse fondamentali, ma ritengo che in quel piano ci siano una marea di punti ambigui: l’amnistia per i capi di Hamas, il che significa non poterli processare, è un boccone molto amaro. L’assenza totale di qualunque riferimento ai crimini di Netanyahu e del governo di Israele è un altro rospo pesantissimo da ingoiare. E poi ci sono ovviamente quelle assurdità sul comitato di gestione Trump, Blair, che sono delle cose che non hanno nessun senso”.

La mobilitazione delle ultime settimane in qualche misura ha contribuito  a cercare di arrivare a questa tregua da parte delle autorità? Per la Sciuto in maniera significativa “perché ha costretto i Governi a prendere consapevolezza della gravità inaudita di quello che stava accadendo a Gaza. Quando una popolazione come quella in Italia a decine di migliaia, a centinaia di migliaia, a milioni scende in piazza, non puoi più minimizzarla, dire che sono frange, che sono settori, è un sentimento popolare e diffuso che segnala una situazione ormai insopportabile.
Quindi anche al di là delle dichiarazioni dei nostri governi che poi le hanno, la buttano sempre un po’ in tribuna, in realtà si sono resi conto che la sensibilità popolare era diventata significativa e ha avuto n ruolo cruciale anche in alcune decisioni per esempio della Francia e la Gran Bretagna di riconoscere lo Stato di Palestina, che è un gesto ovviamente simbolico finché lo Stato non c’è”.