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Le parole del Commissario campo del Partito Democratico, Antonio Misiani, sul caso del Comune di Avellino sono state perentorie. Non dovrebbe proprio più niente altro da dire”.

E’ questo il punto focale che unisce i punti di vista espressi dal Antonio Gengaro, candidato sindaco del campo largo; Toni Ricciardi, deputato dem e la collega Irene Manzi, anche Presidente della Commissione parlamentare Cultura e Pubblica Istruzione, ad Avellino per la quinta tappa del percorso Cantiere Democratico – Idee per il presente, visioni per il futuro.

L’onorevole Ricciardi fa riferimento alle parole del Vescovo Aiello,  seppur indirettamente: “Il bene comune, a volte, può avere un significato concreto; altre volte può assumere la forma di un’intuizione spirituale. Io lascio la spiritualità ad altri: la spiritualità ha le sue regole, e la politica ha le sue. E funziona così. Credo che questo riguardi anche il rispetto stesso della cittadinanza, degli elettori. Quella che abbiamo vissuto è stata un’esperienza travagliata, molto complicata. Io mi sono sempre ben guardato dal proferire parola, proprio per rispetto del lavoro di tutti. Credo, però, che la politica debba seguire le proprie regole. E quando ci sono le condizioni – o, al contrario, quando queste condizioni mancano – bisogna avere il coraggio di trarne le conseguenze”.

A dirsi scettica sulle “larghe intese” proposte dal sindaco Laura Nargi e che hanno alimentato un acceso dibattito- scontro nel centrosinistra cittadino, anche la deputata Manzi: “Il Partito Democratico locale sta giustamente affrontando una discussione che merita rispetto. Anche il commissario e collega Antonio Misiani ha fornito indicazioni chiare e puntuali. C’è un dibattito in corso nel PD locale, ed è evidente che certe offerte di “avvicinamento” lasciano il tempo che trovano. Credo, tuttavia, che il confronto attualmente in corso all’interno del gruppo dirigente locale debba essere rispettato e lasciato maturare nella maniera più seria e responsabile”.

Ancora una volta perentorio Gengaro che analizza punto per punto la situazione generale: “Il Pd ha avviato una discussione interna, che mi sembra civile, e trovo legittimo che, all’esterno, ognuno esprima la propria posizione. Ho apprezzato il documento presentato oggi da alcuni candidati, ma il PD sconta anche la mancanza di organismi dirigenti: se ci fosse stato un comitato cittadino eletto da un congresso, molti di questi problemi non si sarebbero verificati.
La discussione è nel PD cittadino, ma io sono anche l’espressione di 11.600 elettori che mi hanno votato al ballottaggio. È un dato che ovviamente non posso ignorare, ma che soprattutto dovrebbero tenere in considerazione i partiti che hanno contribuito a esprimere questa candidatura. Possiamo piacere o meno, ma noi stiamo lì, in quel campo, e lì vogliamo restare. Altri scelgano pure il civismo d’accatto o il centrodestra mascherato: noi questo non possiamo e non vogliamo permettercelo”.

Il consigliere comunale osserva anche come il Pd stia affrontando un ragionamento tutto interno, ma non ha tenuto conto di convocare tutta la coalizione: La decisione su cosa fare non può ricadere sulle spalle di un solo partito della coalizione: io rappresento un tavolo composto da associazioni, partiti, esperienze civiche. Ritengo che tutto il tavolo abbia il dovere di riunirsi, come si fa nelle democrazie mature. Non può decidere solo uno degli “azionisti” della coalizione.
E bisogna tener conto anche del parere del candidato sindaco, che è stato super partes: certamente espressione del PD, ma anche del mondo dell’associazionismo, di Sinistra Italiana, dei Verdi, di APP, del Movimento 5 Stelle. Insieme, abbiamo definito un programma alternativo a quello della sindaca Nargi e della sua coalizione”.

Quindi l’eperienza Nargi che Gengaro, ironicamente, in più occasione definisce “la Sindaca Festa”: “Oltre a essere espressione di un civismo ambiguo, rappresenta la continuità con un’esperienza amministrativa che è finita male: quella di Festa, con cui ha collaborato per cinque anni senza mai sollevare una vera critica, senza mai accorgersi di nulla. Al secondo turno, la Nargi è stata votata in massa dal centrodestra avellinese, grazie a un patto civico di centrodestra che le ha permesso di batterci.

E mentre tiamo lavorando alla costruzione di una coalizione progressista per il governo della Regione Campania ad Avellino, una città simbolo, la città di Guido Dorso, una città che ha una grande tradizione politica, non possiamo permetterci di mettere in atto politiche trasformistiche che tradiscano il nostro elettorato. Del resto non ho incontrato un solo mio elettore – e io vivo molto la città – che mi abbia detto: “Antonio, fate l’accordo con la Sindaca Festa”. Parliamo pure di un’operazione  tardiva e opaca: non si è dimessa di fronte alla crisi e all’implosione della sua maggioranza, non ha mostrato alcuna sensibilità istituzionale. È rimasta attaccata alla poltrona come se fosse incollata con l’Attak. Non ha azzerato la giunta”.

Quindi il monito finale di Gengaro: “Domano sarò alla presentazione del libro su Aldo Moro, scritto da Angelo Picariello. Spero che si riescano a preservare le ragioni dello stare insieme, dell’unità, come disse lo stesso Moro ai gruppi parlamentari prima della votazione di fiducia al governo Andreotti, quello del compromesso storico”, chiaramente riferito al campo largo e a ipotetiche fughe in avanti dei consiglieri comunali dem.