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“La strage di Avellino e anche quella del ponte Morandi non hanno cambiato il modus operandi degli allora vertici di Aspi. “Quello che non hanno fatto per il viadotto Acqualonga, tra omissioni e mancati controlli, hanno continuato a farlo negli anni successivi e anche dopo il crollo del viadotto Polcevera”.

Così il pubblico ministero Walter Cotugno nel corso della requisitoria che sta portando avanti con il collega Marco Airoldi nel processo a carico di 57 persone. Oggi, si è collegato in video dal carcere di Opera anche Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade. L’ex top manager, in cella dopo la condanna definitiva per la tragedia di Avellino, ha preso appunti perché nelle prossime udienze potrebbe rilasciare altre dichiarazioni spontanee.

Per l’accusa, in entrambi i casi, ci sono state una serie di omissioni e carenze: dalla manutenzione, alle ispezioni visive fino alla sorveglianza. In pratica, ha spiegato il pm “se per il viadotto Acqualonga l’ammaloramento del guardrail andava riconosciuto prima e bisognava sostituire le barriere, per il Morandi si sarebbe dovuto conoscere lo stato di corruzione dell’opera e intervenire con il progetto di rafforzamento degli stralli”. E stato poi fatto un parallelismo tra la strage di Genova e il caso ThyssenKrupp. “Per Aspi l’attività di sicurezza doveva essere primaria, quasi esclusiva è oggetto sociale. Alla Thyssen si occupano di acciaio, fanno cucchiai”.

Infine alcuni passaggi sul ruolo dell’amministratore delegato che “ha l’obbligo di controllo sulle regole adottate. In questo caso, ha scelto di guardare dall’esterno”.