In occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, numerose realtà politiche, associative e civiche dell’Irpinia promuovono un sit-in ad Avellino, alle ore 18:30, in Corso V. Emanuele II – nei pressi della Villa Comunale – per chiedere un cambio di rotta nelle politiche europee e italiane rispetto alla catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. Il cuore della città, diventa simbolicamente il luogo in cui riaffermare i princìpi costituzionali della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza e fondata sulla pace, la democrazia e il rispetto dei diritti umani.
Questa iniziativa nasce dalla convinzione che il diritto di esistere debba valere per tutti i popoli, incluso quello israeliano e quello palestinese, il cui diritto all’autodeterminazione è sistematicamente negato da oltre 75 anni.
La storia dell’oppressione del popolo palestinese non inizia dal post 7 ottobre 2023: affonda le sue radici in una lunga e documentata vicenda di occupazione, colonizzazione, apartheid e violazioni sistematiche del diritto internazionale. Non si può usare il terrorismo per giustificare una punizione collettiva e indiscriminata contro un’intera popolazione.
Secondo le stime di fonti internazionali:
- oltre 45.000 palestinesi uccisi, tra cui più di 15.000 bambini;
- più di 70.000 feriti;
- 1,9 milioni di sfollati;
- ospedali, scuole, ambulanze e infrastrutture civili sistematicamente colpite.
Nelle ultime settimane, il procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, ha richiesto mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il Ministro della Difesa Yoav Gallant, e per alti dirigenti di Hamas, accusandoli di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.
Nel frattempo, presso la Corte Internazionale di Giustizia, è in corso un procedimento avviato dal Sudafrica per stabilire se Israele stia commettendo atti di genocidio contro la popolazione palestinese di Gaza, in violazione della Convenzione ONU sul genocidio del 1948. È un fatto senza precedenti che due delle più alte corti internazionali si stiano muovendo su fronti paralleli per esaminare le responsabilità di ciò che sta accadendo.
Questo conferma quanto le organizzazioni umanitarie denunciano da mesi: il diritto internazionale non può essere ignorato o applicato a fasi alterne.
Lo sterminio in corso è una tragedia giuridica, morale e politica che deve vedere una reazione all’altezza dei valori su cui si fondano l’Europa e la nostra Repubblica. In un contesto in cui la popolazione civile è stremata da mesi di bombardamenti, fame, assenza di cure e sfollamenti di massa, è inaccettabile che l’accesso agli aiuti umanitari venga subordinato alla volontà dello Stato di Israele.
Il diritto internazionale è chiaro: l’assistenza umanitaria deve essere garantita in modo libero, imparziale e senza condizioni, specialmente nei territori sotto occupazione militare o colpiti da crisi umanitarie. Permettere che sia la potenza occupante a decidere chi vive e chi muore attraverso il controllo degli aiuti è una violazione grave e sistematica dei princìpi fondamentali del diritto umanitario.
Non possiamo inoltre ignorare le numerose risoluzioni e ordinanze delle Nazioni Unite – dal Consiglio di Sicurezza all’Assemblea Generale – che negli anni hanno chiesto la fine dell’occupazione, il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili palestinesi e, più recentemente, l’immediato cessate il fuoco e l’apertura umanitaria della Striscia di Gaza.
Anche la Corte Internazionale di Giustizia, massimo organo giudiziario dell’ONU, ha emesso ordinanze vincolanti che intimano Israele di adottare misure per prevenire il genocidio e consentire l’ingresso degli aiuti umanitari. Il mancato rispetto di queste decisioni rappresenta non solo una sfida alla legalità internazionale, ma un precedente pericoloso per l’intero sistema multilaterale.
Come promotori e promotrici di questa iniziativa, crediamo fermamente nella centralità della giustizia internazionale come unico strumento legittimo per risolvere i conflitti tra Stati e popoli.
Rifiutiamo ogni logica di vendetta, escalation militare o ritorsione collettiva. Per questo, auspichiamo la fine immediata delle ostilità e l’avvio di un processo politico e diplomatico che porti a una pace duratura e giusta, che non può non basarsi sul principio di “due popoli e due Stati” e quindi del necessario riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina. Questa prospettiva deve comprendere anche il rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, nel quadro di un accordo complessivo che metta al centro la tutela delle vite umane, la giustizia e la dignità di entrambi i popoli.
Chiediamo, pertanto:
All’Unione europea:
- La sospensione immediata dell’accordo di associazione UE-Israele, in vigore dal 2000, che all’articolo 2 vincola il mantenimento dell’accordo al rispetto dei diritti umani.
- L’applicazione delle stesse sanzioni adottate contro la Russia, ovvero:
- fine della cooperazione culturale e sportiva;
- sanzioni mirate verso i responsabili politici e militari;
- esclusione da eventi e piattaforme internazionali.
- Un messaggio politico chiaro: l’Europa non può continuare relazioni “normali” con chi bombarda civili e nega sistematicamente diritti fondamentali.
Al Governo Italiano:
- Lo stop all’export di armi e tecnologie militari verso Israele.
- Il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Al Comune di Avellino:
- L’approvazione di una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
- L’adesione alla rete dei comuni per la pace e la giustizia in Medio Oriente.
Un’iniziativa pacifica ma profondamente politica, perché richiede giustizia, coerenza e dignità umana per tutti.
Il 2 giugno difendiamo davvero la Repubblica, rifiutando ogni complicità con il massacro in corso.
Invitiamo cittadine e cittadini, associazioni, organizzazioni, partiti e realtà sociali a partecipare, portando:
- Bandiere della Palestina e della propria organizzazione.
- Cartelli, striscioni e messaggi per la pace, la libertà e la giustizia.
Al sit-in hanno formalmente aderito, in ordine alfabetico:
ACLI, ANPI, Archeoclub Avellino, ARCI, Apple Pie, Centro Culturale per la Pace Storie di petruresi nella Forino del medioevo, CGIL, FIOM, Giovani Comunisti, i Ken APS ETS, Insieme per Avellino e l’Irpinia, Irpinia in movimento, La comunità per lo sviluppo umano, Laika, Legambiente Avellino, Legambiente Alta valle del Sabato, Libera, Nessuno tocchi Eva, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Pax Christi, Partito Socialista Italiano, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Unicef comitato provinciale Avellino, Unione Giovani Sinistra.