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Mentre si alza il grido di protesta e indignazione del territorio irpino dopo il via libera all’aumento delle bollette dell’acqua, nel più vasto piano per salvare l’azienda Alto Calore , il paradosso è che l’acqua pubblica continua a mancare in diversi comuni della Provincia di Avellino. Oltre il danno la beffa, in sintesi.

Ecco l’ennesimo “bollettino di guerra” diffuso dall’azienda di Corsa Europa: “Alto Calore Servizi S.p.A. comunica che, a causa di una notevole diminuzione dell’apporto idrico dai gruppi sorgentizi si rende necessario effettuare la chiusura notturna dalle ore 22:00 di oggi 8 Agosto alle ore 06:00 di domani, Sabato 9 Agosto, dei serbatoi che alimentano il Comune di Montoro, ad eccezione della frazione di Banzano.

Ed ancora rubinetti a secco nei comuni di Contrada, Forino, Lauro, Monteforte Irpino, Mugnano Del Cardinale, Pietrastornina, Sirignano, Prata di Principato Ultra e di Pratola Serra, Nusco, Grottolella, Parolise, Sorbo Serpico, San Potito Ultra, Salza irpina con l’aggiunta che “a causa della grave carenza idrica, l’erogazione potrebbe interrompersi prima dell’orario previsto. Si segnala che alla riapertura del flusso idrico potrebbero verificarsi episodi transitori, di breve durata, di torbidità dell’ acqua che non pregiudicano la potabilità, tuttavia si consiglia di far scorrere per alcuni minuti l’acqua dai propri rubinetti fino alla scomparsa degli eventuali residui”.

Aggiornamenti saranno pubblicati sul sito ufficiale www.altocalore.it e sulla pagina Facebook dell’azienda. Per situazioni di improrogabile necessità è attivo il numero verde 800 954 430.

Sullo sfondo continuano le proteste. Così Roberto Montefusco, Segretario provinciale Sinistra Italiana: “

Quanto deliberato dall’Ente Idrico Campano per gli utenti serviti da Alto Calore, con l’aumento di circa il trenta per cento delle tariffe in tre anni, è un fatto grave ed inaccettabile. Un ulteriore fardello che peserà sui cittadini in una congiuntura economica già estremamente difficile. E’ stato evidenziato in più sedi che Alto Calore imponeva già da tempo tariffe elevatissime, a fronte di un servizio del tutto inadeguato, a fronte della vergogna di comunità che vivono da anni il disagio della interruzione del servizio stesso.
Massa debitoria, sprechi, reti colabrodo, assenza di un disegno di rilancio complessivo dell’Ente, sul piano finanziario e dell’ efficienza. Questo quadro, difficilmente contestabile, è in realtà funzionale all’antico disegno di privatizzazione del servizio idrico nella nostra provincia. Si demolisce la gestione pubblica per scivolare progressivamente verso altri modelli gestionali.

Va detto con chiarezza che il costo del concordato in corso non può essere scaricato sui cittadini. Va detto con chiarezza che è un paradosso inaccettabile che una provincia come la nostra, che è il primo bacino imbrifero del Mezzogiorno, debba pagare un prezzo così elevato per il servizio idrico. Occorre in ogni modo salvare e rilanciare la formula della gestione pubblica.  Ma la risposta non può essere quella dei modello gestionale di questi anni, con la vecchia amministrazione Ciarcia travolta da vicende giudiziarie e dall’ombra di una pesante questione morale, ed una nuova gestione che non si è caratterizzata nè per discontinuità, nè per capacità manageriali, sebbene “sostenuta” e “salutata” da pezzi del sistema politico irpino.
Da tempo diciamo che per Alto Calore è necessaria una discussione rifondativa. Anche lo scellerato aumento delle tariffe è la prova di quanto costi alla comunità irpina l’averla elusa in questi anni”.