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Avellino – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Vescovo di Avellino Arturo Aiello dedicata agli operatori dell’informazione nel giorno della festa di San Francesco di Sales.

“Carissimi giornalisti e quanti collaborate alla redazione dei giornali, nella festa di San Francesco di Sales, vostro protettore, vi raggiungo per farvi sentire la mia vicinanza e quella della Chiesa di Avellino che indegnamente rappresento. Vicinanza che dice apprezzamento per il vostro nobile lavoro e assicurazione di preghiera e di simpatia.

“Stare sul pezzo” è un’espressione del vostro gergo entrata nel linguaggio comune per dire: fermarsi su un fatto per capirlo, sviscerarlo, interpretarlo, comunicarlo senza scorciatoie facili, senza fughe. Se mi è consentito vi invito a “stare sul pezzo” che è l’uomo pur con le sue continue contraddizioni, che è la nostra società democratica che cigola da più parti (restiamo pur sempre la culla della democrazia!), che è la condizione problematica che viviamo ormai da un anno e che chiede attenzione, informazione, formazione.

“Stare sul pezzo” significa restare cultori della carta pur in un mondo digitale, continuare a sentire l’odore dell’inchiostro e della stampa pur in un tempo in cui tutto ciò risulta oggetto museale, sentire ancora fascino per il reale, le relazioni, i volti, la voce, le parole in un tempo in cui il virtuale tiene inchiodati per notti intere i nostri figli al pc mentre la vita scorre senza di loro. Benedico le corse per la città per filmare o intervistare un testimone di prima mano, le notti in cui si discute il “taglio” di una notizia, il rilievo di un evento prima di “chiudere il giornale”, benedico le ore di studio alla scuola delle grandi firme del giornalismo italiano, il tempo dato alla riflessione pur in una corsa estenuante, le soste per non essere presi nelle trappole del potere, la ricerca di concatenazioni tra passato e presente e gli spiragli di futuro che il presente, come aurore boreali, disegna nella nostra lunga notte, fosse anche solo per un istante. Benedico lo sforzo titanico di non adeguarvi all’impoverimento della lingua italiana che, come scrive Aldo Cazzullo, nasce dall’arte e non dalla politica e dalle guerre, benedico la fatica di tenere ancora vivo “il congiuntivo” già scomparso dal linguaggio corrente e dei telecronisti televisivi. Benedico, infine, il vostro sforzo di aggiornare i lettori sul numero delle vittime e dei contagiati Covid, ma anche sui tanti angeli che vengono in soccorso, sui “risorti” che raccontano che “ce la possiamo fare!”, sul futuro che già albeggia strisciando all’orizzonte e ”che scardina la notte” (Erri De Luca).

A tutti voi il mio apprezzamento e la fiducia perché con la vostra missione ci aiutate a distinguere, come scriveva Martin Heidegger, “la chiacchiera dalla parola”. Buon Lavoro”.