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Riportiamo, di seguito, comunicato stampa in merito all’interrogazione presentata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del MareSergio Costa, dal sen. Claudio Barbaro (eletto nel collegio plurinominale Campania 1 – Avellino, Benevento, Caserta) in merito ai ritardi nell’avvio, dopo la sua istituzione, del Parco Nazionale del Matese.

“Premesso che:
con legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), ai commi 1116 e 1117 dell’articolo 1, veniva istituito, come anche finanziato l’avviamento, il “Parco Nazionale del Matese”, che si estende in una vasta area montana fra Campania e Molise;
attualmente parte dell’area è interessata dal “Parco Regionale del Matese”, che riguarda il versante afferente ai territori delle province di Caserta e di Benevento;
con la istituzione del “Parco Nazionale”, quindi, derivano le conseguenti necessità di concertare ed ottimizzare il trasferimento di competenze, funzioni e risorse;
allo stato, non solo il nuovo ente Parco nazionale non si è ancora formalmente costituito, ma vi è anche una comprensibile preoccupazione degli amministratori e degli operatori agricoli del territorio, preoccupati legittimamente sull’avanzamento delle procedure, sulla incertezza e dilatazione dei tempi di realizzazione, sulle nuove ed ancora ignote regolamentazioni del nuovo ente, che potrebbero pregiudicare investimenti nel comparto agricolo e turistico, sulla sostenibilità ambientale e di come essa possa conciliarsi con il “reddito territoriale” per le imprese che operano nell’entroterra, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo voglia dare conto dei motivi di ritardi e lungaggini che rimandano sempre più la effettiva operatività del nascente Parco nazionale del Matese, con l’auspicio che si vogliano coinvolgere le amministrazioni locali ed i corpi intermedi rappresentativi delle attività economiche dell’area nella risoluzione delle problematicità e delle criticità che, evidentemente, comportano questa formidabile e sorprendente dilatazione dei tempi, anche al fine di ipotizzare la creazione di zone di sviluppo agricolo ove avvantaggiare la zootecnia, l’agricoltura di montagna e il turismo rurale, necessità comunque avvertita a prescindere dal piano parco in corso d’essere”.