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Con parole profonde e toccanti, il Vescovo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, Mons. Sergio Melillo, ha scritto una lettera ai giovani dedicata al tema del bullismo, definendolo una ferita che segna non solo chi la subisce ma anche chi la infligge. “Cari ragazzi, vi scrivo con il cuore di un padre che porta nella preghiera la vita, i sogni e anche le fatiche di ciascuno di voi. La vostra età è il tempo delle passioni, della speranza e del desiderio di libertà, ma può diventare anche un tempo fragile, segnato da ferite che fanno male dentro. Una di queste ferite si chiama bullismo“.

Nel suo messaggio, il Vescovo sottolinea come il bullismo non possa essere considerato un semplice gioco: “È un’offesa profonda alla dignità di una persona: umilia, ferisce, isola. Fa male a chi lo subisce e, in realtà, impoverisce anche chi lo compie. Perché quando si fa del male ad una persona, ci si allontana da se stessi e dalla propria verità più bella”.

Mons. Melillo invita inoltre a riflettere sulla responsabilità condivisa degli adulti – genitori, insegnanti, educatori e comunità – chiamati ad accompagnare i più giovani e a essere testimoni credibili di rispetto e fraternità. “Quando giungono notizie di episodi di bullismo, penso non solo al dolore dei ragazzi coinvolti, ma anche ai fallimenti degli adulti – educativi, familiari e comunitari – che non sempre riescono a essere testimoni credibili di rispetto e di fraternità. Il bullismo interpella tutti: non solo i ragazzi, ma anche i genitori, gli insegnanti, gli educatori, la comunità”.

Nel testo, il Vescovo richiama anche parole tratte dal mondo della musica e della letteratura, per invitare i giovani alla sensibilità e al rispetto reciproco: «Abbiamo tutti un cuore da difendere», ricorda citando Marco Mengoni, “Ognuno di noi porta dentro una fragilità e un tesoro che vanno custoditi. Nessuno ha il diritto di calpestare il cuore di un altro, e ciascuno ha il dovere di proteggere la propria e l’altrui dignità».

E conclude con un pensiero di Antoine de Saint-Exupéry: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Guardare con il cuore, spiega il presule, significa riconoscere nell’altro non un rivale o un bersaglio, ma un fratello, un compagno di viaggio, un dono unico di Dio.

Infine, l’appello finale: “Non rimanete indifferenti. Non voltate lo sguardo davanti a chi è escluso, deriso, ferito”

Con questa lettera, Mons. Melillo consegna ai giovani un messaggio di umanità e responsabilità, ricordando che la vera forza non è nell’aggressione, ma nella capacità di difendere la dignità propria e altrui.