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Ho assistito a qualcosa di insensato: una sorta di linciaggio morale nei miei confronti solo perché non ho fatto quella scelta. Mi è stato chiesto: «Come mai stai con Fico?». Ho spiegato che Fico è stato eletto presidente della Camera grazie ai voti di Forza Italia e della Lega. Dunque, non sono certo io ad aver scoperto Fico o il mondo dei Cinque Stelle: semmai, l’hanno fatto loro. Io, anzi, sono sempre stato molto distante da quella realtà”.

Così l’onorevole Clemente Mastella, presente ad Avellino alla presentazione dei candidati irpini nella lista “Noi di Centro” che per la circoscrizione irpinia ha candidato Gino Iannace, Guerino Gazzella, Angelia Grella e Annunziata Napolitano. 

Un passaggio anche sulla candidatura del figlio: “Sembra che solo io lo abbia fatto, ma in realtà ci sono casi simili in tutta Italia. Ho candidato mio figlio, sì, perché molti di quelli che avevo sostenuto in passato, una volta eletti con i miei voti, mi hanno poi abbandonato.
Con mio figlio, almeno, so che — anche se dovessimo litigare — resterà dove sta. E questo, francamente, è già qualcosa.

Ho candidato mio figlio, sì, perché molti di quelli che avevo sostenuto in passato, una volta eletti con i miei voti, mi hanno poi abbandonato. Con mio figlio, almeno, so che — anche se dovessimo litigare — resterà dove sta. E questo, francamente, è già qualcosa. Dopodiché, le guerre puniche devono pur finire. E questa, direi, è finita. Ora vedremo quale sarà il percorso successivo”.

Tornando all’appoggio al centrosinistra che nei giorni che hanno preceduto la presentazione delle liste ha vacillato in favore del centrodestra, il sindaco di Benevento aggiunge: “Mi è stato chiesto se fossi in dubbio fino all’ultimo: no, assolutamente. Non c’è mai stato alcun dubbio. C’è stata, piuttosto, una distorsione mediatica. Io avevo solo sottolineato che, se il presidente della Regione e il candidato Fico litigano pubblicamente, un elettore potrebbe domandarsi: «Perché dovrei votarlo, se neppure il presidente uscente è d’accordo con lui?».

Ho anche spiegato che Fico rappresenta uno dei leader dell’area ex comunista in Campania. Non l’ho scelto io: è stato individuato nell’intesa tra PD e Cinque Stelle. Una volta presa quella decisione, avevamo tutti il dovere di sostenere la candidatura, anche per senso di responsabilità. Sia io che De Luca – che, tra l’altro, ha appena un anno meno di me – abbiamo cercato di agire con saggezza e senso di comunità, pensando al bene complessivo della Campania.
Si deve riconoscere ciò che De Luca ha fatto in passato e, al tempo stesso, guardare a ciò che resta ancora da fare. Penso, ad esempio, alla realtà di Avellino, Benevento e della Valle Caudina, dove la ferrovia è ancora ferma e molte infrastrutture attendono di essere completate. De Luca ha fatto molto, ma serve continuare su quella strada per fare ancora di più”.

L’ultimi passaggio è “dedicato” al leader di Azione, Carlo Calenda: “Non perderà occasione per definirmi il simbolo del malgoverno e del clientelismo.
Come rispondo? Gli ho già risposto una volta, e lo rifarei.
Ricordo che il Parlamento, all’unanimità, ha deciso di mandarlo davanti al giudice per le parole che aveva usato contro di me, equiparandomi ai “santi d’ordine mafioso”, citando insieme me e Cuffaro. Ora, Cuffaro è un amico, ma ha avuto le sue vicende giudiziarie; io, invece, sono stato ministro, ho fatto arrestare terroristi e criminali, quindi un’accusa del genere nei miei confronti è inaccettabile.

L’ho denunciato, e il Parlamento ha dato il via libera al procedimento. Lui ha tentato, tramite un amico comune, di chiedermi di ritirare la querela, ma non l’ho fatto.
Mi è rimasto il ricordo di ciò che è stato nella storia politica italiana, e lo invito – oggi – ad essere più sereno e a decidere finalmente da che parte stare. Perché io una scelta l’ho fatta; lui, invece, sembra ancora oscillare: un po’ a destra, un po’ a sinistra, mezzo di qua e mezzo di là.