La fotografia scattata dalle ultime proiezioni demografiche dell’ISTAT restituisce un quadro preoccupante per la provincia di Avellino. Entro il 2050, l’Irpinia rischia di perdere circa 80.000 residenti, con un calo medio stimato di 3.000 abitanti all’anno. Un declino costante che riguarda non solo le aree interne e montane, ma anche il capoluogo, Avellino, che potrebbe scendere dagli attuali 52.121 abitanti a poco più di 43.000, con una perdita di quasi 9.000 residenti nei prossimi 25 anni.
Un fenomeno che appare ormai strutturale, alimentato da un mix di fattori: natalità in calo, popolazione anziana, migrazione dei giovani verso le grandi città o l’estero, assenza di opportunità lavorative. L’Irpinia si svuota, silenziosamente, giorno dopo giorno.
Ma in mezzo a un panorama tanto desolante, una voce fuori dal coro si fa sentire. È quella di Santo Stefano del Sole, piccolo comune di circa 2.000 anime, che nel 2024 ha fatto registrare un dato tanto modesto quanto significativo: +7 residenti rispetto all’anno precedente. Potrebbe sembrare poco, ma rappresenta una vera inversione di tendenza, la prima dal 2013.
Il dato, certificato ufficialmente al 31 dicembre 2024, racconta di un saldo migratorio positivo: 105 persone hanno scelto di trasferirsi nel comune, mentre 87 lo hanno lasciato. Il saldo netto è quindi di +28 iscritti, un segnale che qualcosa, in questo angolo d’Irpinia, sta funzionando.
Non si tratta solo di numeri. Anche le famiglie residenti sono aumentate: da 868 a 883 nuclei familiari, segno che non si tratta solo di spostamenti temporanei o individuali, ma di persone che scelgono di vivere, e forse di crescere una famiglia, a Santo Stefano del Sole.
Le ragioni, varie, ma chiare: la prossimità al capoluogo, che consente di raggiungere Avellino in pochi minuti pur godendo della tranquillità di un piccolo centro; la qualità della vita, fatta di aria pulita, rapporti umani e costi sostenibili; infine, la tenuta dei servizi e l’impegno dell’amministrazione nel valorizzare il territorio.
Santo Stefano del Sole diventa così un caso emblematico, un piccolo segnale che non tutto è perduto. In un’Irpinia che lotta contro lo spopolamento, il suo esempio dimostra che con politiche mirate, infrastrutture funzionanti e una visione di lungo periodo, anche i borghi più piccoli possono ancora attirare vita, famiglie, futuro.