Nel panorama italiano è scoppiato dal 2022 un caso noto come Pandorogate, inerente alla promozione di prodotti (tra cui panettoni o pandori) sotto il marchio di Chiara Ferragni, che sarebbero stati pubblicizzati con la promessa che parte dei ricavi sarebbero devoluti in beneficenza. Tuttavia, secondo le autorità e alcuni denunciante, questa promessa non sarebbe stata rispettata nella misura dichiarata, configurando così possibili reati di pubblicità ingannevole, pratica commerciale scorretta, e in alcuni casi anche truffa aggravata.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), nonché varie procure in Italia, hanno avviato indagini, sanzioni, e richieste di risarcimento nei confronti delle società coinvolte.
Una denuncia è stata avanzata da una donna di 76 anni, residente ad Atripalda, che si è rivolta all’avvocato Mario Di Salvia per costituirsi parte civile nel processo che vedrà Chiara Ferragni imputata. La pensionata ha acquistato un prodotto griffato (“Pandoro Pink Cristmas, limited edition”) promosso con i loghi dell’influencer, convinta che parte del ricavato sarebbe stato destinato a fini benefici.
La signora ha dichiarato che non ha consumato il pandoro in questione, poiché il suo acquisto non aveva scopo di consumare ma piuttosto di “fare del bene”. Dopo lo scandalo, si è sentita tradita, ritenendo di essere stata ingannata nel suo intento benefico.
Il passaggio legale intrapreso è quello della denuncia e costituzione di parte civile. In pratica, la pensionata chiede che le sue ragioni (il danno morale e materiale subito per aver creduto alla causa benefica) vengano riconosciute dal tribunale, partecipando attivamente al processo. Se ammessa, potrà chiedere risarcimento nel corso del procedimento