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Avellino – E’ un Piano di  Zona che divide quello appena varato per l’Ambito A4 e di cui Avellino è comune capofila. Nonostante la buona volontà del neo presidente, l’assessore alle politiche sociali di Piazza del Popolo Teresa Mele, di fatto dai 15 comuni che ne fanno parte sono venute precise indicazioni su come riattivare i servizi, rimettere in moto un meccanismo e ridistribuire risorse, svariati milioni euro.

Innanzitutto il comune di Avellino non potrà più avere  mani libere su tutto. Assolutamente ed infatti ogni mese presidente e coordinatore ing. Luigi Cicalese, saranno chiamati a relazionare sullo stato dell’arte delle azioni avviate.

Del resto l’Ambito A4 fin dalla sua costituzione è stato caratterizzato da una forte litigiosità dovuta , in parte,  alle incomprensioni tra il comune capofila e gli altri comuni. Per dirla tutta l’attuale sindaco della città di Avellino non è risucito mai ad avere una rapporto colloquiale con gli altri sindaci. Non stiamo qui ad analizzare i motivi, l’unico dato certo appare questo. Tanto è vero che proprio Paolo Foti, che avrebbe dovuto essere il Presidente del Piano, alla fine ha fatto un passo indietro per i troppi impegni amministrativi da portare avanti , ha motivato proprio lui. Ma da come più di un delegato ci ha confermato la selta della Mele è stata la conseguenza naturale di un percosrso di confronti e di dialogo che si è instaurato in questi mesi al quale bisognava dare un seguito.

In poche parole si è riusciti a parlare più con l’assessore che con il primo cittadino.

E intanto tutto questa perdita di tempo  si è consumata sulla pelle di tanti cittadini per lo più in condizioni di vita difficili a cui per mesi non sono stati assicurati tutti i servizi di assistenza.

” L’epilogo naturale di una vicenda , quella del nuovo PdZ, che ha sugellato la debolezza politica del Comune capoluogo con il passo indietro di Foti da presidente del coordinamento- ha detto Nadia Arace capogruppo di Si Può in Consiglio comunale – Prima una convenzione approvata in aula a colpi di maggioranza, indegna per condizioni cui costringe gli avellinesi, che pagheranno di più per i servizi sociali, e con la quale si relega all’influenza il comune capoluogo, che mantiene le responsabilità finanziaria, amministrativa e giuridica senza che a queste corrispondano uguali responsabilità decisionali.  Una convenzione palesemente svantaggiosa, uno schiaffo all’intelligenza e alla rappresentanza, arrivata in aula come una velina, tanto da non avere trovato critico un solo esponente del Pd, non poteva che essere la premessa di un finale già visto: la maggioranza dei sindaci dell’ambito ha costretto Foti a fare un passo indietro, confermandone la deblezza estrema e il ricatto politico cui il Pd espone il sindaco ormai da tempo, dentro e fuori dal consiglio comunale.Una condizione che, e anche questo mi sembra un fatto noto, evidentemente sta bene all’uno e agli altri, nel più classico gioco delle parti tutto interno ai caminetti del Pd. Che poi a guidare il coordinamento sia l’assessore che per anni non ha saputo risponderci in aula sulla condizione dei servizi sociali della città non stupisce, questi sono la qualità e il merito che il Pd richiede alle figure apicali. Una brutta figura per Avellino che non merita l’irrilevanza e che non merita, soprattutto, che sui servizi sociali si consumino operazioni pre- elettorali. Più volte abbiamo avuto modo di segnalare pubblicamente quanto la questione morale sia stata espulsa dal Pd, ma che questo avvenga a discapito delle classi deboli è un fatto  per noi inaccettabile. Vigileremo come abbiamo fatto fino ad adesso e chiediamo ai cittadini di fare altrettanto in questo scorcio di mandato”.