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Il giorno 24 Maggio c.a. alle ore 11, presso la Biblioteca Nazionale del Palazzo Abbaziale del Loreto a Mercogliano (Av), si inaugura la mostra “Pharmakon: Monaci Eredi di Cura e Bellezza”. La mostra, fortemente voluta ed organizzata dall’Abate Ordinario di Montevergine Riccardo Luca Guariglia e dalla Biblioteca Nazionale di Montevergine, vede la preziosa collaborazione dei Parchi Archeologici di Paestum e Velia, del Museo Civico Palazzo dei Consoli di Gubbio, dell’Abbazia Benedettina di Cava de’ Tirreni, con immagini provenienti anche dall’Abbazia Benedettina di San Marino delle Scale (Pa) ed opere di arte contemporanea. La mostra è visitabile fino al 30 novembre 2025

L’Abate Riccardo Luca Guariglia ha dichiarato: “Si tratta di una mostra di eccezionale importanza, che affronta con un approccio integrato temi diversi e mette al centro la relazione tra scienza e religione nel tempo e nello spazio. La mostra evidenzia il ruolo fondamentale che il monachesimo ha avuto nella storia della Cura (che è medicina e supporto psicologico, fede nel farmaco e forza della mente e dello spirito) ereditando e custodendo, nelle sue biblioteche e nella sua missione assistenziale, il grande patrimonio culturale del mondo antico. Espone per la prima volta, grazie alla disponibilità della direttrice dei Parchi Archeologici di Paestum e Velia, la dottoressa Tiziana D’Angelo, che ringrazio per la preziosa collaborazione, reperti archeologici legati al mondo del culto di Asclepio e della medicina mai visti prima di questa mostra, oltre a testi, preziose pergamene e fogli di erbario, provenienti dalle biblioteche, che faranno di sicuro la gioia degli specialisti, e non solo la loro. La mostra permette anche di ammirare la bellezza di stupendi vasi di farmacia, normalmente esposti presso i musei di Gubbio e dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni. Anche per questa importante collaborazione, ringrazio il Sindaco di Gubbio, dottor Vittorio Fiorucci, e il direttore del Museo Palazzo dei Consoli, il dottor Roberto Borsellini. Vorrei aggiungere che questa mostra è un racconto che attraversa i secoli e unisce nel nome della Cura. E infine, essa è la rappresentazione tangibile dell’impegno che a livello nazionale ed internazionale l’Abbazia Benedettina di Montevergine mette da anni in campo per la valorizzazione della sua farmacia storica, che sarà sempre visitabile in occasione della mostra, e del patrimonio benedettino nella sua articolata ricchezza, patrimonio benedettino che è patrimonio dell’umanità tutta e che sento come mio e nostro dovere trasferire, nei suoi valori materiali, immateriali, spirituali, alle giovani generazioni.”

“E’ davvero per me un grande piacere sapere che le antiche pergamene, le cinquecentine, i fogli di erbario, generalmente chiusi negli armadi a scopo di conservazione, riservati allo studio degli specialisti, trovino oggi posto in una mostra dove rivivono all’interno di un contesto che li inserisce in modo intelligente nella storia della Cura – sostiene il Responsabile delle Biblioteche di Montevergine e Cava de’Tirreni don Carmine Allegretti, tra gli organizzatori e anche colui che ospita l’esibizione – Posso affermare con convinzione che la mostra suggella ancora una volta l’impegno dell’Abbazia e della Biblioteca per la diffusione del sapere presso i giovani, le scuole, indicando anche percorsi di conoscenza utili alla formazione e che rappresentano una guida verso future professionalità nel campo della ricerca culturale e scientifica”

“Questa mostra affronta tematiche estremamente complesse e attuali legate alla salute pubblica, sia fisica sia mentale, attraverso periodi storici e contesti culturali differenti – dichiara il Direttore dei Parchi archeologici di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo – Siamo entusiasti e grati all’Abate Riccardo Luca Guariglia per averci coinvolto nella realizzazione di un progetto così importante, che ci ha consentito di esplorare e raccontare la città antica come spazio della cura. A Paestum e Velia non è solo la medicina, ma anche la filosofia e la religione a contribuire al benessere della comunità. Nella ceramografia, nella pittura parietale e nei doni votivi si ricostruisce una ricca tradizione medica che ha caratterizzato entrambi i siti, ma soprattutto si scoprono storie individuali e collettive di sofferenza, guarigione, resilienza e speranza”.

Altro Partner della mostra è il Comune di Gubbio, che come sostenuto dal Sindaco Vittorio Fiorucci, “ha aderito con convinzione all’accordo di collaborazione proposto dall’Abbazia di Montevergine e ha visto la partecipazione di numerosi enti ed associazioni attivi nella ricerca e nella formazione negli ambiti della storia della farmacia e della medicina, della nutrizione, dell’uso di piante medicinali e aromatiche e della biodiversità naturale e culturale. Crediamo infatti che la tutela della salute e la compatibilità ambientale siano temi interconnessi e fondamentali per lo sviluppo delle comunità. Siamo quindi lieti ed onorati che Gubbio abbia partecipato a questa importante iniziativa, oltre che con alcuni prestiti per la mostra dal Museo Civico Palazzo dei Consoli, con un percorso formativo elaborato e realizzato dall’ ISS Cassata Gattapone insieme al museo stesso e alla Biblioteca Comunale Sperelliana e in collaborazione con professionisti come il dott. Giuseppe Marino Nardelli, che ringraziamo per la grande competenza messa a disposizione del progetto.”

La curatrice della mostra, arch. Carla Maurano, dichiara “ La mostra propone una lettura innovativa del patrimonio culturale e scientifico legato alla cura, in una chiave olistica che vuole tenere uniti i beni materiali con quelli immateriali e con la spiritualità, coerentemente con le più recenti indicazioni che gli organismi internazionali, come ad esempio l’UNESCO e l’ICOMOS, danno in merito alla corretta conservazione, trasmissione e valorizzazione del patrimonio culturale. La mostra è un omaggio al monachesimo ed in particolare a quello benedettino, è la dimostrazione della continuità che esso ha avuto col mondo antico, il racconto del suo dialogo costante e proficuo con differenti culture euro mediterranee, è l’ennesima riprova del fatto che la grandezza della millenaria cultura monastica risiede nella consapevolezza del valore del sapere, dell’incontro con l’altro e con la diversità. Questa mostra è anche l’occasione per riscoprire ciò che in fondo ognuno di noi ben sa, che da millenni l’uomo cerca sia nella scienza che nella religione i modi per combattere la malattia, conservando nei millenni sentimenti e comportamenti simili, e talvolta le stesse pratiche, come nel caso dell’offerta degli ex voto. E’ la narrazione di come Scienza e Religione si incontrino nel nome della fragilità umana. E’ un percorso di conoscenza del passato durante il quale è possibile vedere reperti preziosi, avere suggestioni e proiettarsi verso il futuro con una diversa consapevolezza e visione, in cui la Cura ed il benessere degli uomini diventano un tutt’uno con quello del nostro pianeta, costretto ad affrontare gravi crisi come quella climatica”