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Una troupe di Mi Manda Rai Tre ha fatto tappa in Irpinia per raccontare la drammatica emergenza idrica che sta colpendo decine di comuni tra Avellino e Benevento. Le telecamere del programma si sono accese a Montefredane, per documentare un paradosso che lascia senza parole: in un territorio tra i più ricchi di sorgenti d’acqua d’Europa, i rubinetti restano a secco e le scuole rischiano di chiudere. 

Durante il collegamento, il sindaco di Montemiletto, Massimiliano Minichiello ha spiegato la decisione che lo ha costretto a firmare un’ordinanza drastica: “Senza acqua non ci sono le condizioni igienico-sanitarie minime per consentire le lezioni. Non è stata una scelta ordinaria, ma un provvedimento necessario per tutelare i nostri bambini e il personale”. Un disagio che spesso esplode all’improvviso: i pullman partono, i ragazzi raggiungono le scuole e poco dopo i cancelli vengono chiusi perché dai rubinetti non esce una goccia.

La fascia tricolore di Montefredane, Ciro Aquino ha puntato il dito contro la cattiva gestione del passato: “Gli errori accumulati negli anni e i debiti dell’ente gestore, oltre 200 milioni, hanno impedito di fare investimenti sulle reti. Abbiamo perso persino i fondi del PNRR. Oggi chiediamo lo stato di emergenza al Governo”. Secondo i dati diffusi, la dispersione idrica arriva al 70%: “Se si pompano 100 litri – ha aggiunto – ai cittadini ne arrivano appena 30. Il resto si disperde lungo condotte ormai fatiscenti”.

A denunciare i disagi anche i cittadini. Una madre di tre bambini ha raccontato alle telecamere: “È tragico vivere senza acqua. Torniamo dal lavoro e non possiamo lavarci, i figli si alzano al mattino senza certezze. Paghiamo regolarmente le bollette ma i rubinetti restano a secco. Non si può andare avanti così”. Dura anche la posizione del sindaco di Pietradefusi, Gaetano Musto: “Il problema non è solo irpino, ma nazionale. Siamo uno dei bacini idrici più importanti d’Europa e non avere l’acqua è il danno e la beffa”.

La Rai ha raccolto anche la replica dell’Alto Calore Servizi, la società che gestisce la rete idrica e che versa in concordato preventivo. L’amministratore unico, l’avvocato Antonio Lenzi, ha spiegato: “Con l’omologa del concordato il debito è stato ridotto a circa 100 milioni. È vero, nella fase precedente non avevamo risorse per gli interventi, ma oggi la manutenzione è ripartita e i comuni hanno a disposizione fondi per i lavori”.

Una posizione che non convince tutti i primi cittadini, secondo i quali i ritardi sarebbero legati anche a logiche politiche che bloccano progetti già pronti. Nell’attesa di interventi strutturali, molti comuni hanno dovuto arrangiarsi installando cisterne e autoclavi per garantire almeno l’apertura delle scuole. Ma le soluzioni tampone non bastano. Da qui l’appello di oltre 30 sindaci che hanno chiesto al Governo di dichiarare subito lo stato di emergenza nazionale e di affidare la gestione della crisi a un commissario straordinario.

Il servizio di Mi Manda Rai Tre ha messo in luce tutta l’assurdità della vicenda: intere comunità senz’acqua in una terra che custodisce alcune delle riserve idriche più importanti del Paese. Un paradosso italiano che rischia di trasformarsi in una crisi sociale senza precedenti.