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Avellino – Nessun colpo last minute per l’Avellino. Il direttore sportivo dei lupi, Carlo Musa, non ha raggiunto nemmeno la sede del calciomercato di Milano. Mercato che però rimane aperto da domani fino al prossimo 31 marzo per i calciatori che si sono svincolati dalla LND ad inizio stagione o prima del 14 dicembre.

La sconfitta di domenica scorsa ha inclinato il rapporto tra tifosi e squadra in maniera quasi netta. I primi pensano che ci voglia più animus pugnanti. A guardare le ultime tre partite (Anzio, Città di Anagni e Cassino) per l’animus pugnanti che manca, i tifosi non hanno torto. Dall’altro lato la squadra non riesce ad esprimersi come vorrebbe e ha la testa gonfia di pensieri e le gambe pesanti.

Sul banco degli imputati ci sono finiti tutti: giocatori in primis, rei di assumere un atteggiamento troppo passivo (volendo adottare un eufemismo), l’allenatore, lo staff dirigenziale e la proprietà che assorbe la rabbia dei tifosi per le scelte che, secondo molti, non sono consone al progetto di rilancio dell’Avellino.

All’orizzonte due snodi cruciale per il futuro dell’Avellino: l’Sff Atletico e Lanusei. Match che la formazione irpina non dovrà assolutamente ciccare. In caso negativo, però, la mannaia è pronta. Nel mirino ci finiranno il tecnico Giovanni Bucaro e il direttore sportivo Musa. I dieci punti di lunghezza dalla vetta sono tanti, ma non impossibili da recuperare. Occorrerebbe quasi un miracolo. Il Lanusei viaggia come un Frecciarossa e non ti sa aspettare. 

Ad oggi, il miracolo, sembra lontano anni luce. Considerano che l’Avellino aveva necessità assoluta di una prima punta, ma purtroppo non arriverà. O almeno per ora. Probabilmente il vero assist per il futuro dell’Avellino è arrivato dal Consiglio Federale di ieri. Serie B a 20 squadre e cinque promozioni dalla Serie C per integrare l’organico. E soprattutto una catena di ripescaggi dalla Serie D

Ripescaggio una parola che fa salire l’orticaria ai tifosi dell’Avellino. Inutile negarlo. Il passaggio in D doveva essere un piccolo purgatorio per tornare nei professionisti. Ad oggi, però, il tutto sembra essersi tramutato in un vero infermo. Nessuno è esente da colpe dalla società, allo staff dirigenziale, tecnico e squadra. L’Avellino doveva risorgere sul campo. E non dietro inutile scartoffie con annesse fideiussione e cifre abnormi. La piazza dopo aver trascorso l’estate più calda degli ultimi anni si trova in un gelido inverno a meno dieci gradi.