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Il programma televisivo “Il Provinciale” condotto da Federico Quaranta fa tappa in Irpinia. La puntata – appunto – prende il nome di “Irpinia: terra di lupi, poeti e musicisti“. Nel suo racconto, Quaranta prende come esempio il simbolo dell’Irpinia: il lupo “Affascinante, indomabile, indipendente, misteriosa e con uno smisurato senso della famiglia. Sono i tratti portanti del lupo, il simbolo incontrastato di una terra forte e fiera come lui: l’Irpinia“.  Il viaggio La prima tappa comincia con il “Parco Regionale del Partenio” raccontando dove vivevano gli irpino tra il fiume Sabato, Ofanto e Calore; facendo parte delle quattro tribù sannite ognuna delle quali aveva un animale selvaggio da venerare. Irpus che in lingua osca significa lupo rendendo omaggio a Marte, dio della guerra e della conquista. “Feroci come i lupi” così venivano definiti i soldati irpini, sconfitti solo dai romani nel 293 a.C nella battaglia di Aquilonia. Quest’ultima mise fine alle guerre sannitiche. Il racconto avanza anche con una delle ricchezze dell’Irpinia: l’acqua. 

Il viaggio di Federico Quaranta continua con la tappa a Montevergine, tramite la funicolare, una delle più ripide d’Europa, ricordando anche la figura di San Guglielmo da Vercelli, patron dell’intera area e fondatore  dall’ Abbazia, che quest’anno compie 900 anni e luogo di culto della  Madonna Nera, da qui l’incontro con Don Giovanni Maria direttore del museo Abbaziale di Montevergine.

Quaranta incontra Marcello Colasurdo, una delle voci più potenti della musica popolare partenopea e grande devoto della Madonna Nera. “La nostra cultura popolare, contadina e  pastorale ‘ven a luntan come le fronne. Comm i cant nuost. Noi quando veniamo qui sopra (a Montevergine, ndr.) il sacerdote non fa altro che scostarsi all’altare per dare spazio alle paranze per onorare Mamma Schiavona. Ogni canto per noi è una preghiera, ogni storia è lo stesso per noi Lei è la mamma di tutte le mamme”.

Immancabile la tappa al Lago di Mefite (Rocca San Felice). “C’è un posto nel mezzo dell’Italia sotto alti monti, nobile e celebrato per fama in molte contrade, la valle di Ansanto: questo luogo è chiuso da entrambi i lati da nereggianti pendici boscose e in mezzo un fragoroso torrente fa rumore per i sassi e per il tortuoso vortice. Qui si mostrano un’orribile spelonca e gli spiragli dell’implacabile Dite, e dallo squarciato Acheronte (Averno) una grande voragine spalanca le pestifere fauci; qui si gettò l’odioso nume della crudele e spaventosa Erinni e disappestò terre e cielo”. Con questi versi Virgilio descrive, in maniera viva ma largamente immaginaria, l’esalazione mefitica della Valle di Ansanto in Irpinia. La vista di questa esalazione è cosa ammirevole anche per l’odierno visitatore.

Quaranta incontra anche il Professore Piero Mastroberardino, uno dei maggiori produttori di vino in Irpinia. “Questa terra per noi rappresenta il radicamento, la mia famiglia ha combattuto per continuare la tradizione di questi vitigni, contro la scuola prevalente contraria al Fiano o Taurasi”. Un omaggio ai grandi vini irpin poi, nelle cantine storiche del territorio mentre alle ricette della tradizione penserà lo chef Davide Silvestro. Il racconto riprende dalla Rupe di Cairano per raggiungere il borgo di Conza dove il tragico terremoto del 1980 ha portato alla luce un patrimonio archeologico di matrice romana di inestimabile valore. Il carcere borbonico e il Museo Irpino andranno ad impreziosire il cammino.

L’Irpinia è anche terra di musicisti: la genesi del madrigale  nasce nella Valle del Calore, nel borgo di Gesualdo, che prende il nome da Don Carlo Gesualdo, ribattezzato il Principe dei Musici. Continuando idealmente a seguire la vita di San Guglielmo da Vercelli, si ferma una pausa anche  all’Abbazia del Goleto, nel territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, magnifico complesso monastico dove incontrerà lo scrittore e “paesologo” Franco Arminio.

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