La nota della Segreteria Regionale del Partito della Rifondazione Comunista della Campania
“Abbiamo letto con attenzione e interesse l’appello alla “discontinuità” che alcune decine di intellettuali campani hanno rivolto ai segretari politici di PD e 5Stelle. Anzi, l’abbiamo letto con un sospiro di sollievo, poiché finora eravamo rimasti straordinariamente in pochi, giusto noi di Rifondazione e alcune Associazioni, a indicare come assolutamente necessaria una nuova e diversa fase nella vita amministrativa della Campania.
Noi l’abbiamo fatto con una esplicita nota nell’aprile scorso, significativamente intitolata “Per una stagione di Democrazia Progressiva in Campania”; e abbiamo insistito sul tema della discontinuità nelle interlocuzioni che abbiamo avuto in questi mesi. E dunque, che i firmatari dell’appello a Conte e a Schlein si incamminino nella nostra stessa direzione non può che farci piacere.
E tuttavia non siamo sicuri che diciamo le stesse cose, poiché il nodo vero non è costituito, per noi, dalla semplice presenza di De Luca nel “campo largo”, quanto piuttosto dai contenuti che davvero servono per un autentico cambiamento dell’orizzonte politico.
La verità è che la Regione Campania da almeno tre decenni, e con amministrazioni di diverso orientamento, ha accompagnato senza colpo ferire il crescere del degrado ambientale, l’aumento esponenziale della povertà, la desertificazione industriale e il decadimento dei servizi pubblici: la cementificazione dei suoli e l’inquinamento delle falde acquifere sono continuamente aumentati, siamo una delle regioni con le percentuali più alte dei “viaggi della salute” verso altri luoghi d’Italia, la dorsale appenninica è ormai una terra di spopolamento,si sono moltiplicati i luoghi di accentuata deindustrializzazione, viviamo in una terra di conclamata e crescente povertà qualitativa dei servizi pubblici.
Hai voglia a nascondere le cose con proclami altisonanti! La verità è sotto gli occhi di tutti.
La Campania è tornata a essere terra di emigrazione e la povertà materiale si tocca con mano un po’ dappertutto.
Così, quando noi diciamo che serve una stagione di “democrazia progressiva”, intendiamo, per dirla in breve, che l’acqua pubblica deve restare pubblica, e cioè che non può essere gestita dalle società per azioni neppure se esse partono (ma l’esperienza ce lo dice con chiarezza che si parte in un modo e si prosegue poi in un altro) con soggetti pubblici nel ruolo di proprietari; e significa, inoltre, che le sofferenze sociali debbono veramente diventare la prima preoccupazione di un’amministrazione.
Una Regione Campania con la cultura della “democrazia progressiva” avrebbe tra i suoi primi provvedimenti esattamente il reddito di cittadinanza regionale per chi è senza lavoro come pure un adeguato sostegno pubblico all’abitare, che imponga un calmiere dei fitti e affronti con fermezza la questione delle abitazioni che vengono lasciate vuote. Un reddito e un tetto sono le questioni decisive della vita delle persone.
Ma “democrazia progressiva” significa anche un piano generale per il lavoro che valorizzi le vocazioni territoriali, incentivi le pratiche di produzione cooperativa ed ecosostenibile e rafforzi e difenda in tutti i modi l’apparato produttivo rimasto nella nostra regione. E significa anche, ovviamente, un grande piano di bonifica e di risanamento ambientale, che ponga rimedio a una natura stuprata da decenni di speculazione e di affarismo malavitoso.
E infine significa che i servizi sociali – presidi di cura, istruzione pubblica e trasporti anzitutto – diventino un terreno di intervento assolutamente prioritario. Insomma, non stiamo parlando della rivoluzione socialista ma per l’appunto di un programma di democrazia progressiva, che intervenga risolutamente sulle disparità sociali e sulle condizioni di vita degradate che caratterizzano le nostre zone.
Se anche gli intellettuali -quelli che hanno scritto all’onorevole Schlein e all’onorevole Conte per sottolineare l’incompatibilità della presenza di De Luca nel campo largo che PD e 5Stelle stanno organizzando in Campania come in altre regioni d’Italia – intendono andare, con la loro lettera e le loro sensibilità, nella stessa direzione che noi proponiamo, allora la cosa da fare è incontrarsi e costruire uno spazio aperto, per esempio una rete assembleare, chiamando a partecipare le tante persone che rivendicano una reale discontinuità con ciò che c’è stato finora.
Certo, in Italia c’è un governo ampiamente permeato da una cultura fascista e autoritaria, e questo è un problema di prima grandezza in un’epoca di tragedie e di guerre come quella che stiamo vivendo. E noi di Rifondazione Comunista non siamo affatto indifferenti, tutt’altro!, al quadro politico nazionale e al quadro politico internazionale. Ma a maggior ragione riteniamo indispensabile una mobilitazione che colleghi i valori della pace e dell’antifascismo con la rivendicazione di una vita decente per tutte e tutti.
La Regione fa politica amministrativa. Ma l’amministrazione è essa stessa una pratica politica. Una nuova stagione di democrazia progressiva in Campania è necessaria. Assolutamente necessaria. A chi, con le sue particolarità e le sue priorità, voglia camminare in questa direzione, diciamo: vediamoci! Organizziamo insieme un appuntamento pubblico agli inizi di settembre, perché ancora c’è il tempo per mettere assieme le forze che chiedono discontinuità.
E se le forze saranno ampie, si deciderà assieme, in quell’assemblea: sia sui contenuti programmatici e sia su quale possa essere il modo migliore di far valere la prospettiva della discontinuità nelle prossime elezioni regionali.