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Avellino – Quarantotto ore dopo il bagno di folla in piazza Garibaldi è tempo di riflettere sul neo movimento delle Sardine, nato a Bologna quasi per caso e che in poche settimane ha riempito altre piazze in tutta Italia, comprese quelle della Campania. Ad Avellino gli organizzatori hanno parlato di 1.000 persone nel centro storico. Ma oltre i numeri quello che conta è che le Sardine iniziano ad avere al di là di una connotazione nazionale, anche una forte connotazione territoriale. Oltre a dire basta alle politiche d’odio e al razzismo, le Sardine in Irpinia sono contro la vecchia politica autoctona e la camorra, fenomeno tornato sulle prime pagine dei quotidiani non solo regionali con le ultime inchieste della Dda di Napoli, che ha visto coinvolto il Clan Partenio

Altro fattore da non sottovalutare è l’eterogeneità della mobilitazione: in piazza domenica si sono viste famiglie, bambini, studenti, pensionati, liberi professionisti, immigrati, partigiani. Un movimento in primis di aggregazione sociale, e in seconda battuta di aggregazione politica, non necessariamente di sinistra. 

Per addentraci meglio nel mondo delle Sardine, Anteprima24 ha raggiunto Mariachiara Nazzaro, una degli organizzatori dell’evento di domenica, che ci ha parlato del futuro del movimento, rispondendo a chi ha aspramente criticato un movimento extra partitico, che è riuscito a portare in piazza tanta gente, come non avveniva da tempo in città.

Come movimento siete soddisfatti della partecipazione di domenica?

“Siamo molto soddisfatti, a prescindere dall’inutile guerra sui numeri che ha investito il day after. Siamo soddisfatti, perché l’Irpinia è un territorio martoriato e stanco e non è così scontato portare in piazza 1000 persone. Inoltre, c’è un dato non trascurabile, lo spopolamento di questo territorio. Sono in tanti ad averci scritto per manifestare il proprio sostegno da lontano. Questi luoghi hanno subito e continuano a subire l’ esodo di giovani e meno giovani, che per motivi di studio e lavoro sono costretti a emigrare. La nostra soddisfazione però non è legata solo ai numeri, il senso di questa mobilitazione era ed è riuscire a guardarsi negli occhi e ritrovarsi nei luoghi reali del confronto politico, ci siamo riusciti e ne siamo felici”.

Ad Avellino siete riusciti a portare in piazza circa 1.000 persone. Nella vicino Benevento i numeri sono stati meno positivi. Come te lo spieghi?

“Non conosco molto la realtà sannita da questo punto di vista e non saprei come spiegare la differenza. Immagino che il Sannio condivida con l’Irpinia non solo le radici storiche della nostra identità culturale, ma anche molte problematiche socio politiche contemporanee. Al di là dei numeri, credo che per entrambi i capoluoghi, sia importante esserci e inserirsi in un fermento politico che sta addirittura varcando i confini del nostro paese. È un primo passo per uscire dalla marginalizzazione”.

Il coordinatore della Lega giovani di Avellino, Giuseppe D’Alessio, ha dichiarato che vi scioglierete come la neve a marzo. Cosa vuoi rispondere?

“ll coordinatore della Lega ovviamente, ama parlare per slogan e in questo è pienamente coerente con la linea comunicativa del suo partito. A dire il vero l’immagine della neve mi piace molto, perché la neve aiuta la fertilità della terra e una volta sciolta lascia spazio ai germogli. A parte le similitudini, credo che l’importanza di quest’onda di mobilitazione non sia la durata, ma i contenuti e i semi che sono stati gettati”.

Quali sono le prossime iniziative che avete programmato?

“Ovviamente ci stiamo organizzando per essere presenti il 14 a Roma, ma stiamo anche pensando di raccogliere l’istanza di molti membri del gruppo e organizzare un flash mob in Alta Irpinia. Vorremmo essere presenti su tutta la provincia, il movimento ha senso solo se riesce a uscire dall’autoreferenzialità dei capoluoghi e a radicarsi sul territorio”.

di Giuseppe Di Martino