- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Avellino – Per due giorni una neomamma ha allattato una figlia, che poi ha scoperto non essere il suo. Lo scambio di neonati in una clinica di Avellino, che ha fatto gridare allo scandalo. Per 48 ore la donna si è presa cura di quella creatura, non sapendo, però, che in realtà quella non era sua figlia. E lo scambio sarebbe potuto proseguire per giorni, se il padre della piccola, passato il momento di euforia per la nascita della piccola, non avesse posto attenzione ad un particolare: il braccialetto. Quello che indossava la moglie, infatti, era di un colore diverso da quello che identifica la figlia.

Un piccolo particolare, quello notato dall’uomo, che ha consentito di appurare che quella non era la loro piccola. Di qui è partita la denuncia, che ha portato il personale della Squadra Volanti della Polizia di Stato, guidato dal vice Questore Elio Iannuzzi, a convocare il primario e le ostetriche. Una convocazione obbligatori,per cercare di fare chiarezza su quanto accaduto e su come sia stato possibile lo scambio di neonata.

Il braccialetto identificativo è in uso da anni presso le strutture sanitarie, ed è stato introdotto come sistema per identificare il neonato mediante,appunto, il suo per la puerpera e per il neonato, recanti  elementi  identificativi  puerpera-neonato atti ad individuare la diade. L’utilizzo proprio al fine di evitare il verificarsi dello scambio di neonati al momento della nascita e durante la degenza.