L’associazione Uniagri (Unione italiana agricoltori) della Valle Ufita lancia un grido d’allarme a seguito dell’ennesima, grave crisi idrica che sta colpendo il territorio.
Dopo la forte cascola delle nocciole, a rischio ora sono gli ulivi, i vigneti e le colture orticole, piegati da mesi di siccità e dalle temperature estive record. Le colline e le montagne della Valle Ufita, tradizionalmente fertili, si trovano in una situazione disperata, come spiega l’associazione. Un inverno e una primavera avari di pioggia, seguiti da un’estate torrida con venti caldi che hanno prosciugato ulteriormente i terreni, stanno compromettendo il raccolto e la sopravvivenza stessa delle piante. Uniagri chiede l’attivazione immediata di un piano di soccorso per una zona che, purtroppo, non è servita da un consorzio di bonifica e si trova a dover affrontare una situazione che si aggrava di anno in anno, come dimostra la carenza di precipitazioni degli ultimi periodi.
Il drammatico quadro dipinto da Oto Grasso, produttore agricolo locale, esprime con forza il sentimento di una comunità intera. “La situazione è drammatica. L’annata è stata buona per la qualità dei cereali, ma il crollo del prezzo del grano sta già mettendo a dura prova le nostre aziende,” dichiara Grasso. “Ora, dopo la cascola delle nocciole, stiamo assistendo alla cascola delle olive. Le piante sono in un tale stato di stress che non riescono a portare a termine la maturazione dei frutti, e ciò è devastante per l’olivicoltura della nostra valle.”
La sofferenza, però, si estende a tutte le coltivazioni. “Per le orticole la situazione è ancora peggiore,” continua Grasso. “I pozzi sono a secco, le falde acquifere prosciugate. Ci sono zone in cui è già stata razionata l’acqua potabile. È un circolo vizioso che sta soffocando la nostra economia e la nostra vita.”
Grasso punta il dito contro le priorità che, a suo dire, vengono date al territorio. “L’acqua che dovrebbe servire per le nostre campagne viene deviata per altri scopi. Il Consorzio di Bonifica della Valle Ufita ha visto la sua acqua destinata a chi sta scavando i tunnel per l’alta velocità. Ci sembra di vedere che si dia più importanza alle infrastrutture che all’agricoltura, che pure rappresenta il cuore pulsante di questa terra.” E conclude con una dichiarazione accorata che non ammette repliche: “Così, stiamo morendo tutti! Non si salva nessuno.”
A Flumeri, in località Greci, Rocco Ianniciello – titolare dell’omonima azienda agricola biologica – mostra ciò che resta del lago naturale che da sempre alimentava le sue coltivazioni orticole. «Oggi le pompe pescano solo fango» racconta. «Quella che era una fonte naturale e pura d’acqua si sta prosciugando. Per un’azienda biologica, che vive di risorse naturali e metodi sostenibili, è una condanna a morte». Uniagri e i produttori della Valle Ufita chiedono quindi un intervento urgente e concreto da parte delle istituzioni per affrontare la crisi idrica e supportare un settore agricolo che sta rischiando di scomparire.