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Avellino – Il Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Avellino, Dott. Spella, ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Francesco Iannone, 49 anni, residente tra Capo di Conca e S. Felice a Cancello, ritenuto referente della vecchia guardia dei Sanfeliciani, e Veronica Morgillo, di 32 anni, detta “A’ ROSSA”, difesi dagli Avvocati Vittorio Fucci jr e Anna Corraro.

Il Pubblico Ministero, invece, aveva chiesto la condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione per lo Iannone e a 4 anni per la Morgillo per il reato di spaccio aggravato di cocaina.

Lo Iannone e la Morgillo furono arrestati, in presunta flagranza di reato, il 29 agosto del 2019. A seguito della convalida, mentre per la Morgillo veniva revocata la custodia cautelare, allo Iannone veniva sostituita la custodia cautelare degli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora e firma.

All’esito del processo, il GUP ha revocato allo Iannone la misura in atto rendendolo completamente libero.

Come si ricorderà i due erano stati arrestati, dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Caserta, a seguito di attività info investigativa, nella presunta flagranza dello spaccio di 6 gr. di cocaina, che stavano cedendo ad una persona in un negozio di autoricambi di Rotondi.

La presunta attività di spaccio dello Iannone e della Morgillo, per gli investigatori, rappresenta la prova della infiltrazione sempre più possente della malavita casertana nel Sannio e nell’Irpinia, successivamente allo  scompaginamento del presunto clan di S. Martino, falcidiato dai numerosi arresti dei suoi componenti.

Allo Iannone e alla Morgillo, a seguito di perquisizione personale, veicolare e domiciliare, venivano rinvenuti anche somme in contanti, costituite da banconote di piccolo taglio, indicative di provento di spaccio, nonché del nastro isolante e un medicinale il cui principio attivo è noto per essere uno di quelli adatti ad aumentare gli effetti stupefacenti della cocaina.

Inoltre i carabinieri, a seguito di perquisizione domiciliare presso l’abitazione dei due, rinvenivano un impianto di videosorveglianza, ritenuto utile dagli investigatori per avvedersi dell’arrivo dei carabinieri rispetto ad una presunta attività di spaccio.