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Avellino – Novanta secondi che hanno cambiato la storia di tante persone, sconvolto l’Italia e ferito in maniera indelebile la popolazione di tre grandi comunità. Il terremoto in Irpinia, la triste ricorrenza attuale, un “compleanno” del quale avrebbero fatto a meno in tanti, un sisma che provocò danni e distruzione tra Avellino, Salerno e Potenza (senza contare anche le altre città vicine toccate dallo sciame), un evento che portò in eredità oltre 3mila morti e una miriade di sfollati.

Una corsa all’aiuto, il bello del popolo italiano, un richiamo a un intervento immediato, di qualsiasi tipo, pur di dare una mano a persone che si ritrovarono a vivere una grande tragedia. E tra quelle persone c’era anche un giovanissimo Franco Gabrielli, attuale Capo della Polizia e all’epoca studente universitario nella sua Pisa. Una decina di persone, lui compreso, decisero di partire senza avere la minima idea di cosa potesse essere un evento del genere dal vivo ma con un’idea precisa: dare una mano e portare sollievo soprattutto ai bambini.

Per me – così inizia il suo racconto – fu un’esperienza importante e per certi versi anche profetica. Quel 23 novembre del 1980 fu vissuto dalla nazione intera con partecipazione per un evento che ha poco dell’ordinario, erano immagini sconvolgenti. E noi, da gruppo di semplici universitari, non eravamo assolutamente attrezzati per affrontare una cosa del genere, ma sentimmo il bisogno di affrontare la tragedia e fare qualcosa. Iniziammo a raccogliere giocattoli e poi partimmo con tre mezzi. Arrivati sul posto cominciammo con lavori di volontariato spicciolo all’interno del campo che ci era stato assegnato“.

E’ fuor di dubbio che per Franco Gabrielli questa sia stata un’esperienza che lo ha toccato in maniera unica, l’aver affrontato la tragedia umana e non solo non può lasciare indifferenti.

Tornammo due volte. La prima al campo base di Muro Lucano, in provincia di Potenza,la seconda a Sant’Angelo dei Lombardi, l’esperienza più toccante. Ci andammo dopo un po’ ma ho ancora ben presente l’odore di morte che c’era. Questa è stata l’esperienza più brutta, il ricordo peggiore. Ma conservo con me anche il volto dei bambini, quelli che hanno la capacità di tramutare il negativo in positivo non avendo la percezione di ciò che accade. La gioia nei loro occhi era l’oggetto del nostro desiderio“.

Un’esperienza così intensa che nel 2017 è arrivata la cittadinanza onoraria di Sant’Angelo dei Lombardi per il Capo della Polizia.

Avevo un’immagine di questa cittadina fatta di desolazione e morte. Ritornarci dopo tanto tempo e con la carica che ho, mi ha toccato moltissimo”.