Ci sono momenti che non si raccontano, si vivono. L’undicesima edizione della Camminata Rosa (CLICCA QUI) è stata proprio questo: un intreccio di passi, sorrisi, lacrime e abbracci che hanno dato vita a un fiume di emozioni impossibili da rinchiudere in poche righe.
Camminare insieme, con addosso quel colore che è diventato simbolo di forza e speranza, significa sentire il battito di una comunità che non dimentica e che non si arrende. Ogni persona portava con sé una storia, un ricordo, una ferita che il tempo non cancella ma che, in quel cammino, trova conforto nell’abbraccio degli altri.
Ho provato a spiegare cosa si prova a trovarsi lì, circondati da centinaia di voci e cuori che battono all’unisono. Ma la verità è che certe sensazioni non hanno bisogno di parole: si leggono negli occhi, si respirano nell’aria, si stringono nelle mani tese. È un’emozione che si vive sulla pelle, come un brivido che ti ricorda che non sei solo.
La Camminata Rosa non è soltanto un evento, è un viaggio interiore. È un dire “ci sono” a chi sta combattendo, un “grazie” a chi ce l’ha fatta, un pensiero affettuoso a chi non cammina più accanto a noi ma continua a esserci, in un modo diverso, tra i nostri passi.
Alla fine, resta il silenzio che segue alle parole non dette, ma riempito da un senso profondo di unità e speranza. Ed è lì che capisci che certe emozioni, più che raccontarle, vanno semplicemente custodite.