Ci sono vittorie che vanno oltre i trofei. Ci sono traguardi che pesano più delle medaglie. E poi ci sono emozioni che resistono al tempo, alla fatica, agli anni di silenzio e di attesa. Pasquale Visconti lo sa bene. Lo racconta con una voce rotta dall’emozione, ma fiera, limpida. Perché quella che ha vissuto non è solo una promozione. È una rinascita, personale e collettiva. È un ritorno a casa. “L’emozione è ancora tanta – dice con sincerità – Ancora oggi faccio fatica a capire tutto quello che abbiamo vissuto. Si è tornati dove io speravo, dove io volevo. In Serie B. Dopo sette anni. E io sono il primo tifoso, il primo avellinese. È una cosa che sentivo dentro, da troppo tempo“. “Vedere la gente esplodere di felicità, vedere i volti che non sorridevano da anni, sentire l’entusiasmo tornare nei bar, nelle piazze, negli sguardi… questo per me vale più di tutto – afferma Visconti – È la mia gente. È la mia terra. Io sono fiero di essere avellinese”.
Visconti non si nasconde dietro ai risultati. Per lui, questo traguardo è prima di tutto un riscatto dell’anima. Una rivincita per chi ha sempre creduto, anche quando nessuno guardava. “Ho desiderato questo momento con tutto me stesso – continua – Per me, per la mia famiglia, per questa gente. Anche a 63 anni mi viene da piangere. Perché non ho mai avuto il piacere di vivere una gioia così, nonostante fossi stato tante volte vicino alla squadra, con Sibila, con Taccone. Ma non era mai arrivato il momento. Ora sì. Ora è arrivato. E lo porto nel cuore”.
Il suo ringraziamento va a chi ha reso possibile questo sogno: “La famiglia D’Agostino ci ha dato fiducia dal primo giorno – dice – Non ci conoscevano, ma hanno creduto in noi. E poi il mister Biancolino…un uomo vero. Dal primo giorno in Primavera ha detto: il mio allenatore dei portieri è Pasquale Visconti. Questo gli fa onore. Ha un cuore grande. È un predestinato“.
E qualcosa di grande, effettivamente, è stato costruito. “Abbiamo fatto tredici partite senza subire gol. Anthony Iannarilli ha fatto un campionato straordinario – continua – L’ho seguito con discrezione, entrando in punta di piedi, ma portando la mia esperienza. E anche Leonardo Marson, sempre pronto. Abbiamo creato la miglior difesa del campionato. Non per caso, ma per lavoro, per dedizione. Con professionalità.”
Visconti guarda avanti, con lo stesso sguardo di chi non si accontenta: “Questo non è un punto d’arrivo. È un punto di partenza. Con umiltà, con fame, con il fuoco dentro. Perché noi siamo così: testardi, forti, fieri. Siamo avellinesi. E io ci sarò, sempre”.