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Benevento – Cambia (ancora) il Benevento, cambia (finalmente) la parola chiave: applausi. Tre gol al Carpi non sono sufficienti a scacciare definitivamente la crisi, ma contribuiscono a dare ossigeno e speranze a una squadra che aveva e ha tuttora bisogno di ritrovarsi. Tre gol, qualche disattenzione, ma soprattutto verticalità. Il possesso di palla sterile, per una notte, ha lasciato spazio a un nuovo modo di intendere la partita, di interpretarla e di aggredirla. Al punto che dopo meno di trenta secondi il Benevento era già avanti grazie a un approccio finalmente spavaldo e sbarazzino, peculiarità che aveva fatto particolarmente fatica a mostrare nel mese di marzo, quando sono stati buttati via undici punti che peseranno indubbiamente sulla classifica. Un punto in quattro gare contro squadre che il campionato presenta come tecnicamente inferiori, uno su dodici disponibili. Roba da mangiarsi mani e piedi, ma anche roba su cui bisogna evitare di riflettere troppo a lungo. 

Applausi, dicevamo. Applausi anche per Enrico Pezzi, a cui è stata tributata una standing ovation sicuramente fuori dal comune. Quando è entrato al 79′ al posto di Poli, il pubblico si è alzato in piedi per tributare il giusto riconoscimento a uno degli eroi del doppio salto dalla C alla B. Un momento toccante a cui ha fatto seguito – a fine gara – l’abbraccio con Del Pinto, che pur senza brillare si innalza a uomo-immagine di un ‘risorgimento’ giallorosso che vede in lui l’anima e in Viola l’estro. I due giocatori acclamati dal pubblico, alla seconda gara consecutiva da titolari, non hanno deluso. Bucchi ha varato nuovamente il 4-3-1-2 affidandosi però alle buonissime indicazioni dell’ultima mezz’ora ascolana. Dentro una punta di peso accanto a Coda, fuori Insigne. Alle spalle dei centravanti ecco Ricci, che parte tra le linee per poi spostarsi largo a destra nel 4-4-2. Una variazione tattica a gara in corso che ha mostrato tutti i suoi benefici nella ripresa, ma che andrà sicuramente rivalutata contro avversari di una caratura differente. 

Bene Armenteros, che pur concedendosi fin troppo ai fotografi mostra efficacia e fisicità. Lo svedese è salito di condizione, è sicuro dei suoi mezzi e garantisce un appoggio costante a Coda, parso meno solo e più libero di svariare e vestire all’occorrenza i panni di rifinitore. Il gol non è arrivato, ma il servizio per Improta che ha aperto la partita e quello per lo stesso Armenteros, sciupato dall’ex Heracles, meritano una citazione particolare. Sfortunato ma ben calato nel ruolo Cristian Buonaiuto, che a differenza del passato ha saputo inserirsi trovando i varchi giusti per arrivare in zona ‘rossa’ e tentare la conclusione dalla distanza. Gli è andata male una volta per tempo, ma è già qualcosa rispetto al nulla (o quasi) prodotto nell’ultimo mese e mezzo. Sugli esterni in chiaroscuro Improta, votato a compiti difensivi per gran parte della gara. Lucido a inizio match, l’ex Salernitana ha rischiato seriamente il pasticcio a pochi secondi dall’inizio della ripresa consegnando al Carpi il pallone del possibile pareggio. Provvidenziale su Mustacchio nella circostanza Montipò, che si è poi ripetuto sul colpo di testa di Arrighini con una prodezza. Per il portiere novarese quello incassato ieri è il sesto gol sugli sviluppi di un calcio piazzato nelle ultime cinque gare di campionato. E in linea generale sono sette le sfide consecutive in cui la Strega ha subìto almeno un gol e ieri ha rischiato seriamente di prenderne altri a risultato ancora in bilico. Questo sì, argomento che Bucchi non può e non deve sottovalutare. 

Nella notte che ha segnato il record negativo di presenze sugli spalti per questo campionato (9.505 tra paganti e abbonati), c’è stato spazio anche per una piccola polemica, quella tra Christian Maggio e una parte dei tifosi. Dopo il gol il capitano non ha esultato e il mancato gesto non è andato evidentemente giù a molti. Il feeling con la piazza non è mai scoccato, su questo non ci piove, ma basta poco a riconquistare fiducia. Cosa c’è di meglio di un gol per rimettere tutto sui binari giusti? Per un calciatore, a occhio e croce, proprio nulla. ‘Superbike’ ha scelto un’altra strada, quella che ha condotto prima al silenzio e poi a un’altra reazione – qualche minuto dopo – indirizzata al settore Distinti, quando in occasione di una rimessa laterale ha scosso il capo e poi ha battuto la mano all’altezza del petto, sul logo del club che rappresenta. I fischi si sono mischiati agli applausi, poi l’attenzione è tornata sul campo, dove il Benevento ha vinto la sua partita risalendo la classifica. “Oltre alle parole, oltre a tutto! Forza Benevento”, ha scritto in mattinata l’ex Napoli su Instagram. Caso chiuso? Pare di sì. Il Perugia è già alle porte, il campionato non attende nessuno.