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Benevento – La prima celebrazione di Monsignor Felice Accrocca, nel giorno della Domenica di Pasqua, è avvenuta tra le mura del carcere di Capodimonte, per poi spostarsi successivamente in Cattedrale. Per l’Arcivescovo di Benevento si tratta di un incontro con un luogo di sofferenza che è diventato irrinunciabile. Non è una novità nella sua azione pastorale trovarsi vicino alla società civile, alle istituzioni ma anche a chi è sottoposto a una pena detentiva: l’Arcivescovo è impegnato a portare un segno di solidarietà nel periodo delle feste pasquali quando la lontananza dalle famiglie e dai propri affetti, per chi è detenuto, crea ancora maggiori difficoltà. La Santa Messa in Carcere vuole consegnare lo spirito di una famiglia che non fa sentire “ultimi” e dimenticati i detenuti. L’Arcivescovo di Benevento ha voluto dare un segno di vicinanza e di solidarietà a chi vive per un periodo più o meno lungo dietro muri e sbarre, separato dalla società, invisibile. Costruire una speranza, sempre più prossima alla certezza, che dopo aver espiato la pena le cose cambieranno. Una giornata diversa, dunque, per i reclusi segnati anche dall’abbraccio simbolico del prelato. Ad accogliere Mons. Accrocca è stato il neo direttore della Casa Circondariale, Gianfranco Marcello.Nonostante le nostre fragilità le nostre debolezze Gesù crede in noi.  Dobbiamo  correre  per una  una meta e farlo  con entusiasmo.  La meta  è  Gesù”, questo ha detto Monsignor Accrocca, che successivamente ha teso la mano in modo simbolico a quei detenuti che hanno voluto assistere alla celebrazione della Santa Messa. Per chi ha da saldare un conto con la Giustizia è stata, dunque, un giornata speciale nel segno di quello che l’Arcivescovo ha voluto indicare come una festa per la resurrezione del Signore dalla morte sulla Croce, per gli stessi detenuti che vogliono risorgere ad una vita di relazioni civili senza reati. Poi Mons. Accrocca ha esortato: “Noi corriamo tutti i giorni, a volte per la fretta, a volte per arrivare primi, a volte per scaricare le tensioni o per l’affanno, dobbiamo capire che occorre camminare verso un’unica direzione”. Infine ha aggiunto: “Gesu è morto per noi. Ha dato la vita e a noi tocca una rinascita per un nuovo cammino verso questa luce“.