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Caso tetracloroetilene, anche il Movimento Cinque Stelle chiede ora la chiusura dei pozzi ‘incriminati’. E’ questo il sunto della nota stampa a firma di Marianna Farese e Anna Maria Mollica, consigliere pentastellate a palazzo Mosti. Scrivono le due grilline:

“La seconda conferenza dei servizi, tenutasi il 18 settembre scorso, per l’accertamento della contaminazione dei siti nell’area dei pozzi di Campo Mazzone e Pezzapiana, ha rimandato ulteriormente l’adozione di provvedimenti certi a tutela dell’ambiente e della salute della cittadinanza, pur trovandosi in presenza di un preoccupante superamento dei valori di concentrazione del tetracloroetilene rilevato nella piana della falda.

Dopo diversi mesi inutilmente trascorsi, si è deciso di riconvocare la conferenza fra altri trenta giorni, in attesa della definizione di un dettagliato Piano di Caratterizzazione per individuare i responsabili delle contaminazioni!

Ricordiamo che il Piano di Caratterizzazione, contemplato dal titolo V del decreto legislativo 152/2006 (Codice dell’Ambiente), è la prima fase di una caratterizzazione ambientale che si identifica nell’insieme delle attività che permettono di ricostruire fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali, in modo da ottenere le informazioni di base a supporto delle decisioni realizzabili e sostenibili per la eventuale messa in sicurezza e/o bonifica definitiva.

Intervenendo il 18 febbraio scorso, il MoVimento 5 Stelle, per il quale fare opposizione non significa solo denunciare gli errori e le omissioni della maggioranza, proponeva al Sindaco, per il benessere della collettività amministrata, di affidare all’Università del Sannio l’incarico di redigere il Piano di Caratterizzazione delle zone dei pozzi Campo Mazzone e Pezzapiana, richiedendo apposito contributo economico alla Regione Campania, che lo aveva già concesso per analogo problema al comprensorio Solofra-Montoro, per il quale era prevista una messa in sicurezza di emergenza di alcuni pozzi tramite impianti con filtri a carboni attivi.

La nostra proposta è caduta nel vuoto e si sono persi preziosi mesi di tempo nella sterile contrapposizione di dati sulla persistente potabilità e sulla contaminazione dei pozzi, attestata storicamente dall’Arpac dal lontanissimo 2003.

Nel frattempo, è rimasto inalterato l’allarme tetracloroetilene, le cui drammatiche concentrazioni di queste ore potrebbero portare alla dichiarazione di non potabilità dell’acqua fornita ad oltre mezza città: Rione Ferrovia, Centro Storico e Rione Libertà

A questo punto, per evitare un’ulteriore perdita di tempo, che continuerebbe ad esporre a rischio la popolazione, occorre chiudere i pozzi e richiedere altra acqua dal Biferno.

Se tale soluzione ottimale non fosse possibile nell’immediato, per evitare la completa interruzione dell’erogazione idrica chiediamo che in via temporanea si effettui la messa in sicurezza dei predetti pozzi tramite filtri a carboni attivi”.