- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Benevento protagonista sul nuovo numero di febbraio di B Magazine, il mensile realizzato dalla Lega di serie B. Un giornale a tinte giallorosse fin dalle prime pagine, dove campeggia una lunga intervista al presidente Oreste Vigorito. Il numero uno della Strega ha ripercorso il periodo alla guida dei sanniti, presi in serie C2 e condotti fino all’Olimpo della serie A. Il massimo dirigente beneventano ha raccontato le sue emozioni. Abbiamo estrapolato alcuni passaggi, per leggere l’intervista completa basterà scaricare il giornale cliccando qui.

Ricordi – «Il gol più importante della storia del Benevento? Lo ha segnato Cristian Agnelli e ci ha garantito la promozione dalla C2 alla C1. Quello di Iemmello contro il Milan a San Siro? No, quello lo ha segnato mio fratello Ciro, è un’altra cosa… è un affare di cuore. Ciro era milanista, così la settimana prima della partita guardai il cielo e con sorriso esclamai: “Dimostrami che vuoi più bene a me che al Milan”. E lui ha fatto gol…».

Lasciare – «Sì, nel 2010 alla morte di fratello… il dolore mi ha fatto pensare di dire basta, poi mi sono detto: “No, si prosegue perché voglio coronare il suo sogno”. Ed eccomi qua…».

Sorpresa – «Una moltitudine di emozioni. Anche se il passaggio dalla C alla B è avvenuto nell’anno nel quale era meno atteso. Perché secondo me quella non era la squadra più forte in assoluto tra quelle che avevamo allestito per tentare di conquistare la B, invece come spesso accade, quando meno te lo aspetti…».

Serie A – «Quello non è calcio, quello è spettacolo, in campo ci vanno dei campioni straordinari e, come ho sentito dire dai miei colleghi in alcune riunioni di Lega: “Va pagato! Lo spettacolo va pagato!”. In Serie A la quota dei diritti tv è consistente, c’è il merchandising e ovviamente gli incassi sono più elevati. Non eravamo pronti. La struttura societaria c’era, ma il presidente non aveva mai fatto la A, il direttore sportivo non aveva mai fatto la A, l’allenatore era esordiente… e aggiungo: i calciatori forti a Benevento non venivano perché ci davano per spacciati, mentre i più scarsi accettavano per lo stipendio».

Rimpianti – «Evacuo, se ne andò da Benevento perché soffriva troppo a ogni sconfitta, un ragazzo eccezionale, io ho avuto solo figlie femmine, ma se avessi avuto un maschio, avrei voluto un figlio come lui. Poi mi sarebbe piaciuto vedere in A Diego Palermo: è mio genero, esterno difensivo, ha giocato per noi, è una grande persona».

Retrocessione – «Chi scende dalla A non ha la promozione in tasca. La prima parte di stagione serve per cancellare gli effetti negativi dei risultati dell’annata precedente, c’è una pressione esagerata sulla squadra, il girone di ritorno, invece, serve a cercare di riconquistare la categoria. Proprio per questo ho pensato che l’ideale sarebbe stato un piano triennale per riconquistare la A.  Dobbiamo andarci solo quando avremo il 50% possibilità di rimanerci. Fare su e giù non mi piace… Se si tornerà in A dovremo conquistare la salvezza».