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Dalle parti di Colorno, paese del Parmense, è ancora possibile ammirare la sua chioma brizzolata muoversi nel vento. Cristian Altinier ha 39 anni e presto potrebbe appendere le scarpette al chiodo, ma i bomber di razza restano tali nonostante l’andare degli anni. Gioca in Eccellenza, studia da direttore sportivo e ricorda i tempi andati. Lo chiamano ancora ‘Duca’, soprannome nato ai tempi del Mantova – sua città natale – per via del carattere composto e di un animo riservato. Altinier non si è sottratto dal tirar fuori qualche istantanea dall’album dei ricordi dei suoi tempi in giallorosso (47 presenze e 16 realizzazioni tra il 2011 e gennaio 2014, due tornei e mezzo di C1) e ha aperto il suo cuore alla nostalgia, ricordando un pomeriggio nebbioso di undici anni fa.
Era il 4 dicembre 2011, le sue due zampate nella nebbia di Ferrara firmarono quella che resta l’unica vittoria nella storia giallorossa al ‘Paolo Mazza’. Nel giorno del debutto in panchina di Carmelo Imbriani
Cosa le rimane di quel giorno?
“La sensazione di umanità e di serenità che seppero infonderci Imbriani e Martinez. Iniziammo male in campionato, al di sotto delle aspettative e la società decise di cambiare la guida tecnica (fu esonerato Simonelli). A Ferrara ci fu una svolta caratteriale. Riacquisimmo fiducia e demmo una notevole boccata d’ossigeno. Tuttavia, quella doppietta, non rese pienamente giustizia ai tanti gol sbagliati in quella gara”. 
Il Benevento avrebbe proprio bisogno di qualcosa del genere.
“Non ho modo di seguire molte partite, ma sono informato sugli aspetti generali. Il Benevento era tra le mie favorite per la promozione, insieme a Genoa, Cagliari e Parma. Quella giallorossa è ormai una realtà consolidata, con un’ottima dirigenza e strutture all’avanguardia. Sono sicuro che il vento presto cambierà”. 
Cannavaro in panchina che effetto le fa?
“Non ho gli strumenti per valutare il suo operato, ma è un idolo per tutti. Gli auguro le migliori fortune, così come le auguro al club”. 
Gli attaccanti stanno facendo un po’ fatica. Consigli utili?
“Ho affrontato tanti momenti difficili. Prima o poi il gol arriva, se lavori sodo e resti sereno e concentrato. Io stavo in silenzio, provavo a ritrovarmi in allenamento più che in partita. E’ lì che bisogna scovare la giusta chiave mentale”.
Tra i momenti difficili di cui parla c’è anche l’esperienza nel Sannio? 
“Non nego che non è andata come avrei voluto. La società investì molto su di me e forse pagai un po’ il momento negativo della squadra. C’era un po’ di pressione dovuta alla mia buona esperienza al Portogruaro. Accusai lo scotto e feci fatica a riconquistare la fiducia della gente. Anche quando giocavo bene sembrava che non fosse mai abbastanza. E’ l’esperienza che mi ha lasciato più rimpianti”.  
Che futuro vede per Cristian Altinier?
“Vorrei restare nel mondo del calcio, l’idea è quella di cimentarmi nel ruolo di direttore sportivo. A Colorno gioco ma sto anche studiando da dirigente grazie a una società che ha voglia di imporsi sul territorio. Ma vorrei concludere con un pensiero”.
Faccia pure.
“Ci tenevo a dire che per me Carmelo Imbriani è stato speciale sia dal punto di vista tecnico che umano. Di quella tragedia faccio ancora fatica a parlare, è un dolore devastante. Sono orgoglioso di averlo conosciuto e di aver incrociato la sua strada. Era uno di noi, lo porterò sempre nel cuore”.