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Organizzata dall’Associazione Agronomi Senza Frontiere della Campania e finanziata dal Gal Titerno e dal Gal Alto Tammaro, con il supporto della Regione Campania, si è tenuta nella frazione Massa di Faicchio una fase del progetto ‘Re. Qual. Sol – Recuperare e Salvaguardare la qualità dei Suoli’ finalizzato alla mitigazione dei cambiamenti climatici nelle aree rurali, l’adattamento ad essi e relative pratiche ambientali. 

L’incontro ha visto la partecipazione di Alessio Valente, Docente di Geologia presso l’Università del Sannio e responsabile tecnico scientifico del progetto, del presidente del Gal Titerno Lorenzo Urbano e di Ettore Varricchio, Docente di Qualità e Tecniche delle produzioni alimentari presso l’Università del Sannio.

L’evento si è svolto sotto forma di workshop con esercitazioni pratiche sul campo, alla presenza di agronomi e rappresentanti dell’Associazione Nazionale Produttori Agricoli, con la precipua finalità di illustrare le tecniche di analisi del suolo in relazione all’utilizzo del medesimo per uso agricolo.

La rilevazione è avvenuta valutando le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo, al fine di determinare la fertilità dello stesso in relazione alla coltura della vite.

Lo studio, effettuato con l’essenziale e reciproco supporto delle aziende del territorio – nella circostanza la ditta Di Leone -, è stato  teso principalmente a dimostrare l’assoluta necessità di un meticoloso lavoro sul campo al fine di valutare lo stato di salute dei suoli. Come ha infatti spiegato il prof. Valente: “La nostra proposta non deve limitarsi allo studio – per quanto pregevole – di natura accademica; vi è l’esigenza di intervenire sul territorio in sinergia con le aziende presenti in loco. È necessario preservare la qualità di questo territorio, non solo in relazione alle attività che vi si svolgono ma soprattutto ai cambiamenti climatici in atto”.

È possibile infatti notare delle sostanziali differenze tra i vari territori: “Nel risalire la montagna, già oggi abbiamo dei fenomeni di erosione che iniziano a diventare importanti. A Pietraroja e a Cerreto Sannita, ad esempio, il fenomeno delle frane purtroppo comincia a diventare sempre più evidente – ha precisato Valente e le frane sono il vero segnale di perdita del suolo. Da parte nostra c’è la volontà di renderlo qualitativamente importante, sempre nel rispetto della vocazione del territorio”.

“Dai rilievi effettuati si può parlare – oltre che di una biodiversità relativa alle specie animali e vegetali – anche di una biodiversità del territorio di carattere agro-pedologico e geo-pedologico, avendo riscontrato presenza di terreno tufaceo di matrice vulcanica, fattore che solitamente si accompagna ad un’alta qualità della produzione vinicola. Una specificità da valorizzare e salvaguardare” ha affermato il prof. Varricchio

Si tratta di un progetto volto a dare anche una possibilità di sviluppo a tutte le aziende coinvolte. Nello specifico esso propone interventi utili a contrastare l’impoverimento della sostanza organica del terreno agrario. A sua volta, Varricchio ha tenuto a sottolineare “l’opportunità di una valutazione di natura geologica a supporto del lavoro che l’agronomo deve svolgere sul campo studiando il terreno in modo approfondito”.

Le conclusioni sono state affidate al presidente Urbano: “È un progetto che ci porta a conoscere ancor meglio il nostro territorio, un territorio che purtroppo va verso la desertificazione. Considerata la qualità delle aziende partner del progetto – che danno lustro e fanno da volano per le nostre zone – credo però che possano esserci speranze di cambiamento. Bisognerebbe, inoltre, creare un maggiore indotto per una più ampia conoscenza dell’area, non soltanto attraverso le produzioni ma anche con il turismo. Ad esempio creando dei percorsi enoturistici: sarebbe anche un modo per coinvolgere i giovani e far sì che creino reddito nel loro territorio senza più abbandonarlo”.