di Valentina Scognamiglio
Un’attrice magnifica che mette realmente se stessa in tutti i ruoli che decide di interpretare, al punto da arrivare a commuoversi per il dolore di una storia tanto lontana eppure così attuale, la storia di Miriam Levi morta a trent’anni ad Auschwitz. Questa è Anna Foglietta, attrice magnifica che si è immersa in un monologo scritto per ricordare una terribile pagina della storia mondiale che ci riguarda tutti, regalandoci una performance carica di intensità, dolore e riflessione.
‘Io non torno a Casa-Auschwitz, 80 anni dopo’, non ha nemmeno bisogno di essere raccontato perché dimenticare il genocidio di un popolo è solo opera di menzogna. Così come, ha detto sia il Rettore dell’Università del Sannio che ha collaborato alla produzione dello spettacolo, che la stessa Foglietta, tacere, come fanno in tanti, sullo sterminio della popolazione palestinese è un atto ignobile.
Un argomento molto sentito da Anna Foglietta che, con le lacrime agli occhi ha voluto aggiungere un suo pensiero alla fine del monologo scritto da Antonio Frascadore, ribadendo come sia difficile dimenticare uno dei genocidi più grandi della storia ma che al contempo stia diventando sempre più facile poiché c’è chi lo vorrebbe cancellare dalla memoria collettiva quando invece si dovrebbe ricordare ancora più vividamente, istituendo più di un giorno a lui dedicato e più di un genocidio su cui porre la nostra attenzione.
L’intensa interpretazione di questa grande artista ha regalato così momenti di riflessione e commozione lasciando, la scorsa sera, piazza Roma in completo silenzio durante la performance, per poi alzarsi e riempirla al suo termine di sentiti applausi. Non bisogna dimenticare, non bisogna negare.
Anna, a conclusione di tutto si è concessa un momento per raccontare a chi non lo sapesse, di essere presidente e fondatrice di un’organizzazione non lucrativa, Evry child is my child ONLUS, che dal 2017 si occupa di proteggere l’infanzia tutta, in modo universale e con la quale ha al momento anche un progetto di aiuto ai bambini malati di cancro in Palestina. Aiutare chi aiuta è nostro dovere perché un domani tutti potremmo necessitare di quell’aiuto che oggi abbiamo negato a chi è più in difficoltà.