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Benevento – Una conferenza stampa essenziale, quella nella quale è stato tracciato il percorso corruttivo che ha portato all’arresto, questa mattina, di quattro persone con l’ipotesi di reato di corruzione aggravata, turbativa degli incanti ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti in ordine all’aggiudicazione di una procedura aperta indetta da Autostrade per l’Italia s.p.a. avente un importo di oltre 75 milioni di euro.

Un quadro che fotografa perfettamente i ruoli all’interno di un meccanismo che è stato stoppato in corso d’opera.

Non si tratta di una responsabilità – così ha iniziato il procuratore Policastro – di gravità indiziaria. Per le responsabilità ci saranno i tre gradi di giudizio a stabilirla”.

Un unico evento che ha aperto gli occhi agli investigatori che hanno voluto vederci chiaro nella storia. Dalle indagini sono emersi gravi indizi di corruzione nei confronti di un dipendente dell’Anas. Dalle prime analisi è emersa la figura di un intermediario della provincia di Ferrara che aveva il compito di reperire informazioni a Roma da riferire, poi, all’imprenditore beneventano. Da qui sono partite intercettazioni ambientali, localizzazioni, osservazione e acquisizione dei dati bancari per rintracciare i flussi economici. E proprio su questo aspetto, una parte della cifra utilizzata per la corruzione è stata versata su un conto corrente di uno degli indagati.

L’oggetto del contendere: la gara d’appalto per la manutenzione del tratto del tronco di Cassino, una lunga strada che tocca Puglia, Campania e Lazio. Valore complessivo: 76 milioni e mezzo di euro. Si tratta di un appalto per lavori della durata di 24 mesi, prorogabili per altri 24 mesi, assegnato con l’offerta al ribasso. Due sono le ditte presenti alla gara, una napoletana e un consorzio di imprese con quella beneventana come capofila.

L’assegnazione ai partenopei avrebbe messo in moto il meccanismo perchè il consorzio beneventano, a quanto risulta dalle indagini, avrebbe agito sulle anomalie dell’offerta dei napoletani e avrebbe iniziato a operare una sorta di pressione sui tecnici. La tangente pattuita era di 460mila e la prima tranche da 360mila sarebbe stata effettivamente corrisposta al presidente pro tempore di Autostrade Tirreniche, Antonio Bargone, celata dietro a una consulenza da avvocato. La restante parte era destinata, a quanto pare, ai tecnici di Autostrade per l’Italia.

Quattro professionisti del settore fermati con indizi che gravano pesantemente. Nel corso della conferenza, i vertici della Finanza non hanno esitato nel definirli “soggetti molto attrezzati professionalmente, innestati in un quadro di aziende di rilievo nazionale”.

Un’indagine durata circa un anno, con misure cautelari che sono state chieste nel marzo del 2021 ed effettuate questa mattina ai danni di:

Fulvio Rillo, definito quale collettore del Raggruppamento Temporaneo di Imprese, imprenditore sannita, amministratore di fatto di società gestite formalmente anche da altri membri della propria famiglia, con sede nel medesimo territorio, operanti prevalentemente nel settore della costruzione e/o manutenzione di infrastrutture stradali

Antonio Bargone, presidente pro-tempore della Società Autostrada Tirrenica s.p.a., da ora in poi SAT s.p.a. (società concessionaria di una tratta autostradale dell’A12 e partecipata al 99,931% da Autostrade per l’Italia S.p.a.), già Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici dal 1996 al 2001

Vincenzo Voci Contract Manager di Autostrade per l’Italia s.p.a., da ora in poi ASPI

Gian Paolo Venturi, coinvolto con il ruolo di intermediario tra gli incaricati di pubblico servizio e gli imprenditori privati, residente in Emilia Romagna, già responsabile dell’Area Commerciale di Coopcostruttori dal 1976 al 2003.

Quattro indagati ma la rete è ampia perchè ci sono altri indagati per reati connessi a questo. Un meccanismo stoppato in corso d’opera. Il procuratore Policastro ha parlato di altre tranche che dovevano essere saldate per un patto corruttivo in essere.

Il comunicato e la documentazione 

Nella mattinata odierna, a seguito di un’articolata attività di indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Benevento, militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Benevento su richiesta della Procura sannita, nei confronti di 4 persone raggiunte da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di “Corruzione” (artt. 319 e segg. c.p.), “Turbata libertà degli incanti” (art. 353 c.p.), “Emissione di fatture per operazioni inesistenti” (art. 8 D.Lgs. n. 74/2000) ed illeciti in materia di “Responsabilità amministrativa da reato delle società e degli enti” (art. 25 D.Lgs. n. 231/01, in relazione agli artt. 319 e segg. c.p.).

Il provvedimento cautelare personale è stato disposto nei confronti: di un imprenditore della provincia di Benevento, amministratore di fatto di società gestite formalmente anche
da altri membri della propria fami-glia, con sede nel medesimo territorio, operanti prevalentemente nel set-tore della costruzione e/o manutenzione di infrastrutture stradali;
del presidente pro-tempore della Società Autostrada Tirrenica s.p.a., da ora in poi SAT s.p.a. (società concessionaria di una tratta autostradale dell’A12 e partecipata al 99,931% da Autostrade per l’Italia S.p.a.), già Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici dal 1996 al 2001; del Contract Manager di Autostrade per l’Italia s.p.a., da ora in poi ASPI; di un soggetto coinvolto con il ruolo di intermediario tra gli incaricati di pubblico servizio e gli imprenditori privati, residente in Emilia Romagna, già responsabile dell’Area Commerciale di Coopcostruttori dal 1976 al 2003.

E’ stato altresì disposto dal GIP ed eseguito in data odierna il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di somme di denaro sino alla concorrenza di complessivi euro 64.128,00, costituenti parte del prezzo illecito promesso e importo finora oggetto di effettiva consegna. Le indagini, durate oltre un anno, consentivano dapprima di acquisire gravi indizi in ordine ad una dazione Referente: Ten.Col. Giovanni Ferrajolo; Contatti: 3296508768 corruttiva da parte di altro membro della stessa famiglia dell’imprenditore beneventano oggi destinatario della misura cautelare a favore di un dipendente dell’ANAS e proseguivano mediante ulteriore attività tecnica nei confronti di esponenti del citato gruppo imprenditoriale, al fine di acquisire ulteriori elementi in ordine alla prosecuzione dell’attività corruttiva e all’inserimento della stessa in un più ampio programma criminoso avente ad oggetto accordi illeciti estesi e/o ramificati, conclusi e/o da concludere in fase di aggiudicazione delle procedure di gara.

Sin dai primi giorni di attività emergeva la figura – quale intermediario – del già responsabile dell’Area Commerciale di Coopcostruttori, residente in provincia di Ferrara, il quale – con cadenza frequentissima – per conto dell’impresa beneventana, si recava a Roma per acquisire e riferire informazioni sugli sviluppi delle gare di appalto. Il prosieguo delle indagini evidenziava (nel periodo giugno – settembre 2020) contatti (telefonici e dal vivo) sempre più frequenti tra la predetta persona ed il Presidente di SAT s.p.a., finalizzati a determinare – in cambio di denaro – l’aggiudicazione di una procedura di gara indetta da ASPI in favore del RTI (Raggruppamento Temporaneo di Imprese) di cui la società beneventana era capogruppo mandataria. Lo sviluppo delle investigazioni, consistite in plurime attività tecniche (intercettazioni telefoniche, ambientali, localizzazioni) a cui venivano affiancati tradizionali servizi di o.c.p., supportate da acquisizioni ed esami documentali unitamente a numerosi accertamenti economico finanziari (per lo più bancari), consentiva progressivamente di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un chiaro episodio di corruzione e turbata libertà degli incanti volto a pilotare l’assegnazione della gara d’appalto bandita da Autostrade per l’Italia per le tratte autostradali della DT6 di Cassino – Lotto 7 – per un valore di € 76.500.000,00 (luogo di esecuzione Puglia,
Campania, Lazio), per la cui aggiudicazione era stata prevista la procedura “aperta”, ai sensi dell’art. 60 del D.Lgs. n. 50/2016 (Codice degli appalti), per la stipula di un Accordo Quadro per ciascun Lotto di Gara. Il lotto sarebbe stato aggiudicato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, secondo criteri e parametri di cui al disciplinare di gara, congruità da valutare ex art. 97 del citato D.Lgs. n. 50/2016. L’accordo, della durata iniziale di 24 mesi (avente ad oggetto interventi di  manutenzione delle pavimentazioni della piattaforma autostradale, degli svincoli, delle aree di servizio e di parcheggio e di pertinenze lungo le tratte autostradali e di tutte le aree, opere, impianti ed installazioni facenti parte del patrimonio autostradale o ad esso complementari), prevedeva la rinnovabilità per ulteriori 24 mesi. Alla citata gara partecipavano solo 2 concorrenti, nello specifico un consorzio con sede in Napoli – la cui offerta tecnico-economica era stata ritenuta la più vantaggiosa all’esito delle procedure di valutazione esperite dalla Commissione nominata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ed il Raggruppamento Temporaneo di Imprese con mandataria la società beneventana. La successiva pretestuosa analisi delle anomalie riscontrate sulle offerte, sviluppata da tecnici interni ad ASPI, su sollecitazione degli indagati, ribaltava successivamente – nella sostanza – il giudizio della commissione, con conseguente assegnazione dell’appalto in parola alla seconda classificata, ossia il citato RTI. Le investigazioni esperite consentivano di acquisire gravi indizi in ordine a come l’assegnazione dell’appalto sia avvenuta a seguito dell’intervento di vari soggetti intermediari che si sono frapposti tra il privato corruttore e l’incaricato di pubblico servizio deputato alla selezione del concorrente a cui assegnare la gara. In particolare, il Presidente di SAT s.p.a., quale intermediario di altri incaricati di pubblico servizio della società ASPI e preposti alla gara in argomento (ovvero in grado di influire su di essa), uno dei quali individuato nel Contract Manager di ASPI, esercitava la sua influenza illecita per far aggiudicare al RTI, con capogruppo la società beneventana, la procedura di gara in contestazione, determinandone l’aggiudicazione provvisoria.

Il tutto dietro promessa di ricevere, da parte dell’imprenditore beneventano (per sé e quale collettore delle somme dovute dagli altri privati corruttori, parte del RTI) e dell’intermediario ferrarese (che avviava i rapporti con il Presidente di SAT s.p.a., concordava le condizioni economiche e sollecitava il pagamento), una somma di denaro di 360 mila euro, importo pari allo 0.5% circa dell’importo complessivo a base d’asta dei lavori. Il prosieguo delle indagini consentiva di rilevare che l’accordo si era delineato in tal senso, dissimulando il prezzo della corruzione come segue: l’imprenditore beneventano avrebbe pagato subito una somma di euro 60 mila euro (formalmente imputata ad una fattura – per operazioni inesistenti – inerente l’assistenza legale – solo in Referente: Ten.Col. Giovanni Ferrajolo; Contatti: 3296508768 minima parte effettivamente resa – che il Presidente di SAT s.p.a. aveva fornito per un patrocinio innanzi al TAR Molise in favore dell’impresa beneventana) a titolo di prima tranche sull’importo complessivo oggetto di corruzione. Tale circostanza veniva poi confermata da mirati accertamenti bancari eseguiti al riguardo, che hanno confermato l’avvenuto pagamento – in data 01.03.2021 – della somma di € 64.128,00 a mezzo bonifico bancario su un conto corrente intestato al Presidente di SAT s.p.a. La somma residua, pari ad euro 300 mila in favore sempre del Presidente di SAT s.p.a. ed ulteriori euro 100 mila al Contract Manager di ASPI ed almeno ad altro incaricato di pubblico servizio preposto alla gara, sarebbe invece stata pagata -sempre secondo quanto desumibile dagli elementi allo stato acquisiti- in almeno due occasioni (rispettivamente 3 mesi e 6 mesi dopo l’aggiudicazione definitiva) e sarebbe stata dissimulata dalla stipula di un contratto di assistenza legale che il Presidente di SAT s.p.a. avrebbe concluso con il costituendo consorzio delle imprese aggiudicatrici della gara turbata.

Nella mattinata odierna sono state, altresì, eseguite numerose perquisizioni nei confronti dei rappresentanti legali/gestori di fatto nonché presso le sedi delle società facenti parte del RTI aggiudicatario dell’appalto pilotato. Nella mattinata odierna sono stati anche notificati inviti a presentarsi per rendere interrogatorio ad ulteriori soggetti, per i quali non è stata avanzata richiesta cautelare, allo stato sottoposti alle indagini nell’ambito del presente procedimento in relazione a delitti analoghi ovvero connessi a quelli per i quali si procede, in un caso anche per le attività volte ad aiutare gli indagati ad eludere le investigazioni in corso.