“Le aree interne italiane affrontano una crisi di abitabilità che riguarda la vita quotidiana, le relazioni sociali, il diritto a una vita dignitosa.” – così in una nota Rocco Cirocco, consigliere comunale di Molinara.
“Oltre 13 milioni di persone – il 20 per cento della popolazione – vivono a più di venti minuti da servizi essenziali come sanità, scuole superiori, collegamenti ferroviari e trasporti pubblici. Questi territori scontano decenni di spopolamento e invecchiamento demografico, con previsioni impietose: gran parte dell’aggravamento si concentrerà nel Meridione. Ma se il dato numerico mette allarme, è l’assenza di una progettualità consapevole che frena il futuro. In questi giorni fa discutere una disposizione ministeriale. Sotto il pretesto dell’accompagnamento, inteso come sostegno, si sta formalizzando il definitivo declino. In buona sostanza, alcuni territori “del margine” sono destinati a svuotarsi e dunque bisogna rendere “più dolce” il processo.
Nessuna visione e soprattutto nessuna ambizione: la politica ha scelto chi deve restare indietro. Dobbiamo convincerci noi, e convincere le nostre comunità, che la rotta va invertita. La morte lenta dei territori si contrasta attraverso scelte coraggiose capaci di dire “qui si resta per costruire un futuro”. Spesso è l’indifferenza ad uccidere i nostri paesi, anche più dello spopolamento. Mentre l’essenziale veniva meno, i servizi prima di ogni altra cosa, le singole comunità sono state distratte con un pieno di cose inutili. Anche quando sono spuntate buone pratiche, queste sono rimaste isolate, mai integrate in una visione sistemica. Nel Fortore la “strategia delle aree interne” si rappresenta attraverso un’illusione burocratica di tavoli sovrapposti affidata alla Comunità montana, alla quale – per legge – spetterebbero altri e precisi compiti.
Diciamola meglio: nel Fortore abbiamo aggiunto un’ulteriore funzione ad un istituto di cooperazione territoriale come l’ente montano, comunemente percepito come debole organismo burocratico, la complessa questione strategica delle aree interne. Cominciamo da decreto di riconoscimento. Il parto per arrivare ad essere definiti “aree interna” è stato confuso e lungo. Fortunatamente è intervenuta “la mano di Dio” – potremmo dire – ovvero il paziente lavoro del Vescovo di Benevento e l’Area SNAI Fortore beneventano si è potuta costituire. Combacia con i comuni della Comunità montana. Fatta la costituzione, bisognava affrontare il doveroso compito di adottare una strategia.
I sindaci, riuniti in assemblea, si sono convinti che qualsiasi piano strategico dovesse necessariamente essere presentato come espressione della Comunità Montana. Giustamente – si è pensato – esite un ente che aggrega e rappresenta tutti, possiamo utilizzarlo anche per stabilire priorità e piani programmatici a favore di tutti. Così è stato. La Comunità montana del Fortore, ente di secondo livello già con funzioni proprie, nel 2022 adotta un “preliminare di strategia” denominato F.A.R.O. – Fortore Attivo per il Ripopolamento e l’Occupazione. Sull’attuazione si addensano le vere preoccupazioni. Il disegno è generico e soprattutto non vincola i comuni a un lavoro corale. Lascia anche poco margine di attività ai singoli perché la “questione aree interne” è diventata “missione” della Comunità montana che difatti ottiene 4 milioni di euro per asfaltare le strade. Intervento certo utile, ma ordinario, non certo da spacciarsi per visione strategica. Oggi, a ridosso della volontà del Governo Meloni, possiamo dire che poco hanno determinato le singole comunità, men che meno l’impegno di ogni sindaco.
L’Area SNAI ha delegato le funzioni ad un corpo sì rappresentativo, dispensato però da obblighi di risultato. Una doverosa riflessione va fatta ed è cosa buona se pretendiamo delle risposte anche noi che siamo parte delle istituzioni, oltre ad essere cittadini che vivono le “terre alte”. A tal fine, un ultimo intento vorrei in qualche modo “privatizzarlo” perché riguarda la militanza politica. Il Partito Democratico, il mio partito, critico sulle scelte del governo, si sveglia tardi e male. Quale apporto hanno dato i “nostri sindaci” in termini di ideazione strategica? Che ruolo hanno giocato nella definizione dei temi? Dov’era la segreteria provinciale quando venivano meno i servizi e le discussioni attorno ai temi delle aree interne prima – molto prima – della certificazione di morte da parte delle destre al governo?”.