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“Comprati i biscotti… stai calma, respira”. Sarebbe stata questa la frase con cui il prefetto di Cosenza Paola Galeone, da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di induzione a dare utilità, avrebbe provato a tranquillizzare Cinzia Falcone, l’imprenditrice (è presidente dell’associazione nazionale interculturale mediterranea) che ha fatto scattare la trappola su cui si basano ora le indagini degli organi inquirenti.
Il 28 dicembre, giorno fissato per lo scambio della mazzetta, intascata la busta, il prefetto – in servizio a Benevento dal 2014 al 2018 – voleva dare 100 euro alla Falcone dicendole: “Comprati i biscotti… stai calma, respira”.
A raccontarlo è Lucio Musolino su “Il Fatto Quotidiano”. E’ questo uno dei diversi particolari emersi da un’inchiesta che anche nel Sannio, e comprensibilmente, sta facendo rumore.
Tornando al 28 dicembre, come noto, ad attendere il prefetto Galeone fuori dal locale c’erano gli uomini della squadra mobile guidati da Fabio Catalano.
Il momento clou di una vicenda iniziata il 23 dicembre – racconta Musolino – quando la presidente dell’associazione nazionale interculturale mediterranea (Animed) Cinzia Falcone veniva avvicinata dal prefetto.
Un incontro informale nel corso del quale – si legga da “Il Fatto” – il prefetto ha prima informato la Falcone di alcuni problemi nei documenti per partecipare a una gara per l’affidamento dei centri collettivi di accoglienza, “alludendo all’inutilità di ricorsi amministrativi e lungaggini” e poi, all’improvviso, ha cambiato discorso. “Cinzia – le avrebbe detto – tu hai sostenuto dei costi. Io ho un fondi di rappresentanza in cui residuano 1.200 euro, se mi fai una fattura da 1.200 euro, 500 te li tieni tu e la differenza me la giri”.
La “differenza”, per gli investigatori, rappresenterebbe la mazzetta. Alla Falcone, in pratica, era richiesto di fatturare 1.220 euro come spese di organizzazione di un convegno sulla violenza di genere co-organizzato il 29 novembre scorso al teatro Rendano dall’imprenditrice e dalla prefettura di Cosenza.
“L’importo, regolarmente fatturato – è scritto nell’ordinanza di arresto – sarebbe gravato su un fondo di rappresentanza con un saldo attivo che sarebbe ritornato al ministero erogante se non usato entro fine anno”.
Avvisata la Squadra Mobile di Cosenza, la trappola sarebbe scattata con l’invio della fattura. “Io ti stimo e faremo tanta strada assieme” – il messaggio di risposta del Prefetto. “Buongiorno, quando vuoi per quel caffè… “ – la replica.

Come è andata a finire il giorno dell’incontro, poi, è scritto nell’incipit.