- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Direttore del Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento, M° Giuseppe Ilario, inviata a tutta la Comunità dell’Istituzione di Alta Formazione Musicale beneventana.

Carissimi tutti, presidente, docenti, personale, studenti, a grandi passi si avvicina questa Pasqua impensata e impensabile, che trascorreremo chiusi nelle nostre case. La pandemia mondiale in atto si è abbattuta sul nostro Paese con violenza inusitata, e ci ha imposto dall’oggi al domani questo esperimento di massa di distanziamento sociale cui nessuno di noi era preparato. Sono cambiate le nostre abitudini, il nostro modo di pensare. Abbiamo dovuto mutare radicalmente, all’improvviso, il nostro modo di lavorare, di insegnare, di studiare, ciascuno ristretto nel proprio guscio domestico. In queste condizioni auguro dunque una felice Pasqua, per quanto possibile

  • a tutti coloro che hanno abbracciato il cambiamento con coraggio, e come tuffatori provetti si sono lanciati nelle piattaforme online prima ancora che gli fosse chiesto di farlo, dimostrando che il senso del dovere non si ferma davanti a niente;
  • a tutti quelli che invece sono spaventati — comprensibilmente — dal nuovo approccio, e devono trovare subito il coraggio di buttarsi, semplicemente perché oggi non è possibile fare niente di diverso che imparare al più presto;
  • a tutti i ragazzi, sia quelli che hanno continuato a studiare con passione, sia quelli che pensano che quest’anno la scamperanno con meno fatica del solito, perché tutti scopriranno quanto quest’esperienza sarà formativa in modi che hanno poco a che fare con lo studio, e molto con la gestione delle emozioni e della personalità: in una parola, con la vita;
  • a tutti i genitori che devono supportare i loro figli in questo periodo difficile, e si vedono privati insieme a loro anche della gioia di poter festeggiare la buona riuscita di un esame, o di una laurea;
  • a tutti noi, docenti, personale, studenti, che abbiamo il magone quando ripensiamo ai nostri uffici, ai nostri corridoi, alle nostre aule, e improvvisamente ci sembrano un’irraggiungibile Arcadia;
  • a tutti i precari, che si chiedono come sarà, e sono i più accorati di tutti.

Non sappiamo quando e come ne usciremo, ma dobbiamo resistere per sconfiggere il male, e lavorare al meglio per dimostrare che invece niente può sconfiggere noi. Tutto quello che verrà dopo è sconosciuto, ma noi saremo diversi e più forti”.