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di Roberto Costanzo

Immancabilmente l’autunno riserva a questa o a quella regione d’Italia qualche disastro idrogeologico. L’incontenibile inondazione di Venezia di quest’autunno richiama alla mente lo straripamento del fiume Calore nell’autunno del 2015 o la terribile alluvione di Benevento nell’autunno del 1949 (tre metri d’acqua al Rione Ferrovia).

La natura sia in montagna che al mare, se non viene rispettata e curata, punisce e non perdona, sia in posti come Benevento che in luoghi di mare come Venezia. Tutto questo succederà fino a quando non ci convinceremo che non basta prevedere se poi non si sa prevenire. Fino a quando si interverrà con criteri emergenziali, e non con una visione strategica di lungo termine, continueremo a subire tragiche inondazioni e alluvioni. Le nostre zone interne, come si è già detto, anche in campo idrogeologico vanno trattate non come parenti poveri da assistere saltuariamente, ma come “essenziali” soggetti produttivi da rispettare e potenziare sistematicamente.

Se il MOSE a Venezia fosse stato costruito nei tempi previsti, oggi la città non si troverebbe sommersa da tanta acqua; così pure i terreni ed i torrenti delle nostre montagne e colline, se fossero correttamente e costantemente curati e regimentati, non farebbero deragliare i fiumi a valle e non provocherebbero alluvioni come quelle del 1949 e del 2015 a Benevento. Solo in Italia non si riesce a realizzare interventi strategici, capaci di prevenire e contenere nei modi e nei tempi utili i disastri idrogeologici.

Ma vediamo cosa succede fuori d’Italia, ad esempio come hanno risolto i propri problemi idrogeologici gli olandesi che con il travolgente intervento dello Zuiderzee, sull’immenso spazio sottratto al mare. Hanno realizzato una lunghissima diga di 32 Km, coperta da un’autostrada, e capace non solo di contenere le inondazioni ma anche di regolare il deflusso delle acque del Reno verso il mare. Un’opera colossale, a dir poco strategica, per la tutela ambientale ma anche per lo sviluppo civile e produttivo dell’intero Paese.

Una straordinaria opera infrastrutturale, costruita in meno di dieci anni, capace di evitare l’inondazione del mare, rendere coltivabili varie migliaia di Kmq di fertilissimi terreni, fare drenaggi e bonifica di acque, produrre energie rinnovabili.

Quando sarà possibile un simile progetto anche in Italia? Sarà possibile quando ci convinceremo che i beni naturali -terra, acqua, aria- non vanno semplicemente sfruttati, nè trattati con criteri di emergenza; ma protetti, curati e gestiti con visione strategica di lungo termine. Altrimenti, non ci alimentano ma ci puniscono pesantemente. Dovrebbero capirlo sia i fautori che i critici del MOSE… Dio perdona sempre; l’uomo qualche volta; la natura mai.