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Gara uno dei play off è alle spalle, non c’è neanche il tempo di fermarsi a riflettere che bisogna già pensare alla partita di ritorno. Ma c’è ancora qualcosa sulla quale riflettere in merito alla sfida contro la Torres.

In primis resta la considerazione rispetto a ciò che il Benevento doveva fare per cercare di annullare il vantaggio sulla griglia e alla fine ce l’ha fatta vincendo la sfida col minismo scarto. Non è tanto un gol, ma almeno ai sardi è stata tolta la possibilità di poter giocare con due risultati a disposizione. Ora devono solo vincere per passare, in caso contrario festeggia la truppa di Auteri.

E una prima è stata portata a casa in una gara che si è dimostrata difficile come era nelle previsioni, e forse anche di più. La formazione di Greco ha messo in campo corsa, grinta, cattiveria, una certa sterilità offensiva ma non ha mai tirato indietro il piede. Insomma, tutti segnali che al ritorno non sarà per niente facile. Un atteggiamento premiato dai tanti tifosi giunti dalla Sardegna, colorati e rumorosi.

Ma il Benevento sta mostrando la freschezza di quei giovani mai lanciati prima tra i grandi, o comunque non con questa frequenza e continuità. I Viscardi, Perlingieri, Carfora, Talia, Pastina, per citare quelli che si stanno ritagliando uno spazio importante con gli abiti dei protagonisti. Gara uno è stata decisa proprio da Talia con una percussione e botta che non ha lasciato scampo al portiere avversario. Una perla in una prestazione di grande sostanza, che gli è valsa la standing ovation al momento della sostituzione. Beata gioventù che si mescola all’esperienza di un gruppo nel quale Ciciretti e Improta hanno dimostrato di essere indispensabili, creatori di pericoli a ruota libera.

Stavolta, però, non è arrivato il contributo importante dalla panchina. Ingressi che hanno dato meno di quanto ci si potesse aspettare. E’ vero che la Torres alla fine ha provato a chiudere la strega e recuperare la sfida nei primi 90′, ma c’è stato veramente poco per i subentrati. Poco in fase offensiva, poco nel tenere la palla e far salire la squadra, poco nel cercare di chiudere la partita con gli ovvi spazi che si stavano creando. E così si sono creati una serie di pericoli che hanno fatto scorrere un brivido lungo la schiena ai tanti tifosi giallorossi. Brividi che si sono trasformati in sudate fredde quando la palla attraversava l’area piccola. E qui si apre un capitolo a parte dal nome Paleari. Un gatto tra i pali, capace di voli impensabili, ma dai piedi rivedibili e sopratutto capace di dare insicurezza quando deve prendere il possesso dell’area piccola. Palloni che passano a pochi passi dalla linea senza essere aggrediti con decisione, lasciati scorrere sul secondo palo. Inchiodato sulla linea, incerto nelle uscite, quando decide di lasciare la comfort zone. Insomma un padrone di casa poco padrone della casa.

Ombre, poche, e luci, tante ma non troppe. Resta il successo, resta la gioia di un pubblico numeroso, rumoroso e colorato che è tornato a casa soddisfatto e con tanta fiducia in vista della partita di ritorno. Sembra quasi che si stia creando quel connubio che, nel passato, ha dato grandi soddisfazioni e portato risultati importanti. Per ora lo diciamo sotto voce, ma la strada intrapresa pare proprio quella giusta.