È difficile non restare sconcertati di fronte all’ennesima esclusione del Sannio dai fondi per la cultura. Il Ministero guidato da Alessandro Giuli ha distribuito le risorse del nuovo Programma triennale dei lavori pubblici per il patrimonio culturale, e ancora una volta Benevento e la sua provincia restano fuori dal riparto.
Un copione che si ripete, quasi fosse una condanna scritta, nonostante la ricchezza del patrimonio storico-monumentale che questo territorio custodisce e l’urgenza, ormai cronica, di interventi di restauro e valorizzazione.
I numeri parlano chiaro: 176 milioni di euro per 229 interventi in tutta Italia, nel triennio 2025-27, che riguardano tutela e valorizzazione di patrimonio archeologico, architettonico, archivi storici e biblioteche italiane. Ma nel Sannio nulla, neanche un progetto nell’elenco annuale.
In Campania arrivano 2,4 milioni: sette interventi a Napoli e nel suo hinterland, tre a Salerno, tre a Caserta.
E pensare che fino a poco più di un anno fa erano previsti fondi (quasi 3 milioni di euro a seguito del decreto di approvazione del programma triennale dei lavori pubblici 2024/26 firmato dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano) per il territorio sannita destinati al restauro della Basilica della Madonna delle Grazie (oltre 1 milione di euro), 500 mila euro a San Salvatore Telesino per la manutenzione e il restauro della Cinta Muraria romana dell’antica Telesia, 103 mila euro per un intervento di completamento al Castello Baronale di Puglianello, 200 mila euro per il restauro delle Terme Romane di Montesarchio, oltre alle chiese di San Domenico e Sant’Anna a Benevento.
Persino l’Arco di Traiano – simbolo della città e capolavoro di duemila anni di storia – resta bloccato in un limbo burocratico. Il restauro da 2,5 milioni, annunciato e finanziato nella primavera del 2023, non è mai partito a causa di una verifica ministeriale che non arriva. Intanto, il tempo e l’incuria continuano a fare il loro lavoro, silenziosi e impietosi.
Ma il vero paradosso è un altro: una città che possiede risorse, storia e patrimonio tali da potersi legittimamente candidare a Capitale Italiana della Cultura, viene poi ignorata da chi dovrebbe salvaguardarla e valorizzarla. Quello stesso patrimonio che costituisce la forza della candidatura, diventa invisibile agli occhi di chi distribuisce fondi pubblici, con criteri che appaiono sempre più squilibrati e ingiusti.
Il patrimonio sannita richiede investimenti, visione, partecipazione. Senza risorse, restano solo le buone intenzioni e le parole.
È assurdo, e profondamente ingiusto, che un territorio come il Sannio venga trattato come un’appendice irrilevante. I fondi per la cultura non sono un privilegio da distribuire a piacere, ma un diritto collettivo e una leva di sviluppo.
Continuare a escludere Benevento dai piani nazionali di finanziamento significa non solo penalizzare la città, ma privare l’intero Paese di una parte preziosa della sua memoria e della sua anima.
Occorre che il Ministero torni a guardare verso il Sannio non con sufficienza, ma con il rispetto e la responsabilità che la sua storia e i suoi cittadini meritano.
Benevento candidata a Capitale della Cultura, ma a secco di fondi ministeriali
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