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Rabbia e disperazione. Un altro turno è volato via e il Benevento non si è ancora calato nella parte da recitare in questo campionato. Una squadra consapevole di lottare per la salvezza avrebbe difeso l’ultimo pallone con i denti, spazzandolo via senza pensarci e con l’enorme convinzione di dover compiere un altro piccolo passo vitale verso l’obiettivo. Non è andata così, la Strega si è rilassata di nuovo come a Cosenza, buttando via un’altra occasione per risollevare un morale ora sotto i tacchetti. Solo a maggio sapremo se il passo falso di ieri si rivelerà determinante, ma l’aspetto peggiore riguarda l’ennesima settimana di tensione che attende un gruppo già provato dai recenti risvolti.

L’aria pesante respirata fuori dallo stadio trova purtroppo conferma in un cammino da censura. Contro il Genoa è arrivato il sesto ko interno. Mai nella sua esperienza in B il Benevento ne aveva incassati tanti, e pensare che siamo ancora all’inizio del girone di ritorno. Al Vigorito la media punti è terribile (0,8 punti a partita), non distante da quella di Fabio Cannavaro che da quando è in sella ha portato a casa 1,06 a match. La proiezione porta il Benevento a chiudere a quota 41, cifra che si è rivelata sufficiente a evitare i play out nelle ultime quattro stagioni ma che è valsa la discesa diretta in serie C in molte altre circostanze, purtroppo molto simili a questa per il tasso di combattività che interessa la zona calda. 

I numeri, orribili nel complesso, dovrebbero far riflettere anche l’attacco. L’ultimo centravanti andato a segno è stato Francesco Forte, l’8 dicembre contro il Parma, ben cinque turni fa. In casa il gol di una delle tre punte in organico (lo Squalo, Simy e La Gumina) manca addirittura dal 15 ottobre, giorno del ko in rimonta contro la Ternana. Un disastro nel disastro, dal momento che al Vigorito si esulta raramente, in media una volta ogni 123 minuti. Per non parlare dei gol incassati in extremis, frutto già di analisi nei giorni scorsi (9 nell’ultimo quarto d’ora tra casa e trasferta, di cui due oltre il 90′) e dell’incapacità di rimontare lo svantaggio. Otto volte su undici la Strega, dopo essere andata sotto nel punteggio, è uscita sconfitta. 

Impietoso inoltre il paragone con lo scorso anno, quando il Benevento di Fabio Caserta pure stentava a decollare. A questo punto del campionato aveva ben 13 punti in più rispetto alla stagione in corso, vantando un +13 di differenza reti che oggi (-4) causa addirittura imbarazzo per le critiche mosse al tempo nei confronti di un club che già palesava un discreto istinto suicida (si veda la telenovela Lapadula che di fatto cancellò i sogni di una promozione in A altrimenti abbondantemente alla portata).

Tutto è ancora in gioco ma i fantasmi incombono. La pochezza tecnica unita a un pizzico di presunzione stanno trascinando Improta e compagni negli inferi più profondi. Schiattarella ha posto l’accento sulle analogie con la stagione 2020/21, quella della tumultuosa retrocessione dalla A alla B dopo un orripilante girone di ritorno. E gli spettri, si sa, si nutrono dell’instabilità. Le polemiche che avvolgono l’ambiente non aiuteranno Cannavaro a trovare una soluzione, così come il mercato – specialmente quello invernale – non è destinato a fare miracoli. Altre vie d’uscita non se ne intravedono, la scossa dovrà arrivare dall’interno.