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Benevento – E’ finita come evidentemente doveva finire. Con zero tiri in porta e una prestazione timida nel primo tempo e compassata nel secondo, quando sarebbe servito un guizzo per reagire, un gol per passare il turno e toccare con mano la finalissima. All’Arena Garibaldi il Benevento ha pagato il prevedibile grande approccio del Pisa, che dopo undici minuti aveva già annullato lo svantaggio legato alla gara di andata e dopo venti avrebbe addirittura messo in cassaforte la qualificazione se non fosse stato per l’ingenuo tocco di Puscas (in fuorigioco) sulla linea di porta, invalidando il gol praticamente già fatto di Hermannsson

Tanti potrebbero essere i fattori di una prima frazione giocata ben al di sotto delle attese. Al caldo – patito tuttavia anche dagli avversari – vanno aggiunte le fatiche degli impegni precedenti e la condizione precaria di troppi uomini chiave, da Letizia ad Acampora passando per Improta e Ionita. Indicatori, questi, di un rimpianto da rimandare non tanto alla gara dell’Arena in sé ma a un finale di regular season da censurare che ha generato strascichi evidenti. Fa bene Caserta a non aver nulla da rimproverare ai suoi per questi match che hanno riacceso l’entusiasmo, ma tanto dovrebbe rimproverare a sé stesso per la gestione di quelle gare che avrebbero consentito al Benevento se non di ottenere la A diretta, almeno di evitare un percorso impervio in questa lotteria. 

Non è da sottovalutare, infatti, che al di là del già citato episodio che ha visto Puscas protagonista e del desolante ‘zero’ alla voce ‘tiri in porta’, a piazzamenti invertiti e con la stessa combinazione di risultati, a passare sarebbe stata la Strega. Tanto per rimarcare il livellamento del campionato e l’importanza di un singolo episodio o dettaglio per determinare il destino di una stagione. Un gol segnato o annullato, un rigore, un fuorigioco, ma anche i vantaggi del fattore campo. 

Si chiude la stagione di un Benevento che ha provato nei play off a nascondere palesi difetti d’identità. Una squadra bipolare, quella di Caserta, a suo agio nelle gare bloccate e fisiche, in cui l’individualità può fare la differenza, ma troppe volte in chiara difficoltà se aggredita e incapace di mettere in mostra una convincente idea di gioco in fase offensiva. Calato il sipario su un’annata controversa per tante ragioni (su tutte il caso Lapadula), a breve arriverà il momento delle riflessioni per la società di Oreste Vigorito. E sarà impossibile non tener conto che sulla carta questo Benevento non aveva nulla in meno rispetto a chi ha ottenuto la promozione e a chi la otterrà tra una decina di giorni.