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Benevento – Perché non prevenire? Perché non si ha il coraggio di denunciare per poi essere complice del male? Se lo chiede, rammaricata, Nunzia De Girolamo, ospite domenica sera negli studi di La7 per commentare a ‘Non è l’Arena’ la tragica vicenda di Cardito, il paese dove è morto il piccolo Giuseppe. “Il silenzio rende complici. A volte l’omertà, l’essere indifferente di fronte ai problemi, ti porta a diventare complice di ciò che accade ad un bambino o a qualsiasi altra persona”, ha detto l’ex parlamentare. 

Dirigente scolastica, maestre, vicini di casa: tutti indifferenti. Nessuno è intervenuto a tutela del bimbo di soli 7 anni. Un atteggiamento da colpevole negligenza perché Giuseppe, così come anche la sorellina di poco più grande, spesso arrivavano a scuola presentando chiari segni di percosse, ma nessuno ha mai approfondito cosa ci fosse dietro quei lividi, quei graffi e quei segni così evidenti. Una violenza che il patrigno Tony Essobti Badre esercitava sui piccoli, fino a quella tragica domenica di gennaio che costò la vita a Giuseppe, mentre Rosa la sorellina di 8 anni, riportò ‘solo’ delle gravi lesioni. 

Un episodio che ha sconvolto l’intero Paese, e che continua a non lasciare indifferente l’ex ministro alle politiche agricole, alimentari e forestali del governo Letta. “Queste persone, queste insegnanti, come fanno a dormire serenamente? Io se vedo un atteggiamento strano mi pongo mille domande. Mi preoccupo della vita di un bimbo, di un essere umano, anche se non è mio figlio. Noi purtroppo siamo il paese del giorno dopo. Adesso fanno i controlli, ma se si fossero preoccupati prima? Se avessero denunciato, oggi forse Giuseppe sarebbe vivo. È questa la terribile verità”, ha chiosato De Girolamo.