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Non saranno cinquecento euro a mandare a carte quarantotto il bilancio – già dissestato – di palazzo Mosti ma quanto accaduto ieri in Consiglio merita comunque una sottolineatura.

All’ordine del giorno c’era il riconoscimento di alcuni debiti fuori bilancio. Uno spettro che continua ad aggirarsi, da anni, tra le sale di palazzo Mosti. Ma una delle “partite” approvate ieri fuoriesce dagli schemi cui eravamo abituati. Tant’è che la politica possiamo pure assolverla, chiamando invece in causa tecnici e burocrazia.

Non si tratta, infatti, di lavori effettuati attraverso procedure d’urgenza più o meno discutibili né di espropri eseguiti male: parliamo di libri e nello specifico del “rimborso per l’acquisto di testi scolastici”.

Diciamo subito che il principio della gratuità dei libri per la didattica delle scuole elementari è stato sancito già negli anni sessanta. Eppure tre madri sannite, per vedersi riconoscere tale diritto, sono dovute ricorrere alle vie legali.

La storia è semplice da raccontare: presentata dalle famiglie la domanda di rimborso, il Comune rigetta l’istanza perché gli alunni seppur iscritti a scuole di Benevento non risiedono nel capoluogo. Chi ha ragione? Una nota della Regione Campania, il 25 gennaio del 2018, sembra risolvere la questione: la giunta di palazzo Santa Lucia sottolinea l’obbligo per il Comune di Benevento di “garantire il beneficio agli alunni che frequentano le scuole del territorio di propria competenza, a prescindere dalla residenza degli stessi”. Pratica chiusa? Macché, il Comune non paga e ai genitori non resta altra strada che ricorrere al Giudice di Pace. Il magistrato dà ragione ai genitori e in via Annunziata arrivano tre decreti ingiuntivi per l’importo rispettivamente di 92.59, 22.37 e 49.25 euro.  Queste erano le cifre dovute alle famiglie interessate a titolo di rimborso per i libri acquistati. Ma adesso ci sono da pagare anche le spese legali e al conto vanno allora aggiunti 240.37, 197.18 e 61.84 euro.

Per non pagare subito 163 euro ai genitori, insomma, il Comune dovrà versarne ora anche 500 agli avvocati. E’ il caso di dirlo: ce li potevamo risparmiare. Ma dal debito fuori bilancio riconosciuto ieri resta comunque un insegnamento che può tornare utile in futuro: più delle competenze, a volte, basterebbe il buon senso.