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“Inzaghi? Noi avere Imbriani”. Parola di Vujadin Boskov, compianto tecnico e santone del calcio mondiale. Una vita di campo e di microfono, celebri le sue frasi ad effetto, all’apparenza scontate, ma rimaste nel gergo calcistico della pedata moderna.

Anno 95/96, il Napoli si affida per un altro anno alla saggezza del tecnico di Novi Sad, i tempi sono, tanto per usare un eufemismo, di spending review: Ferlaino al termine di ogni stagione è costretto a vendere i pezzi pregiati per saldare i propri debiti ed allora Boskov fa di necessità virtù. Partono, uno dopo l’altro, Ferrara, Thern, Fonseca, Fabio Cannavaro. Ma bisogna fare cassa e puntare sui giovani. Tra questi si mette in mostra un giovane sannita, l’indimenticato Carmelo Imbriani. Boskov lo adotta, punta su di lui e lo lancia nella mischia alla prima occasione, dimostrando coraggio e credo nelle sue qualità.

Imbriani accetta la sfida e va in gol alla terza giornata a Bergamo contro l’Atalanta, prima di ripetersi la settimana dopo contro l’Inter. Il baby talento di San Giovanni di Ceppaloni è sulla bocca di tutti, una stella sta nascendo. Al momento del mercato di riparazione si apre la possibilità di portare a Napoli un talentino niente male che a Piacenza aveva fatto bene ma non si stava ripetendo a Parma, società ormai “gemellata” col Napoli. Stoichkov è il crack di mercato della famiglia Tanzi, che offrì Pippo Inzaghi ai partenopei. Ferlaino parlò con Boskov che rispedì la proposta al mittente: “Ho Imbriani, si trova alla grande con Agostini e Arturo Di Napoli, punto tutto su di lui”.

L’anno dopo SuperPippo passò all’Atalanta ed iniziò la sua scalata verso una carriera piena di gol e successi, Imbriani si avviò verso una carriera diversa ma che lo avvicinò ai colori  giallorossi che ha sempre amato e onorato fino alla fine dei suoi giorni.