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Una domenica surreale. Un altro week-end di gare che non esiste. Campionati interrotti sul più bello e rumors che potrebbero vanificare imprese e delusioni che, in ogni caso, rimarranno nella storia. 

Una domenica da restare dentro, privati di tutto ciò che gira attorno. Le gare alle 10,30 del mattino, la colazione leggera ma il premio partita di un mix di carne al sugo per reintegrare le energie spese. Le litigate con la ragazza che aveva prenotato un’uscita fuori porta e ora che puoi, che non si gioca, a stento puoi uscire fuori al balcone. Occasione persa. 

E poi c’è il campo di gioco, il terreno da preparare, le linee da tirare, dritte o storte che siano tanto l’arbitro è solo e non vede se la palla è uscita o no. Le quattro bandierine da mettere agli angoli che alla prima folata di vento si piegano e no le tiri più sù, quelle da dare ai due assistenti di parte tenute unite alla men peggio col nastro isolante, le divise da ritirare in lavanderia che rimarranno lì per qualche altra settimana, la richiesta di forza pubblica, la cassa d’acqua da ritirare al bar che fa anche da sponsor ma che ora è mestamente chiuso. 

Tutto ciò già ci manca tantissimo. E’ l’odore del campo, sintetitco o in terra battuta, con piccoli spazi di verde che, con l’arrivo della primavera, potranno raggiungere altezze importanti se non manutenuti. 

Dicono di stare dentro chiusi in casa: il calcio dilettantistico si ripresenterà in campo tra qualche settimana (si spera) con qualche chilo in più, con le divise ritirate in lavanderia che andranno meno larghe e col sacrificio di rinunciare alla carne al sugo della domenica. Poco male, ci sarà tempo per tornare in forma, basterà tornare finalmente a correre…