- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – L’ultimo precedente del Benevento a San Siro non figura tra i suoi ricordi. Luca Caldirola firmò con la Strega diciassette giorni dopo quel 13 gennaio 2019 che segnò l’eliminazione dei giallorossi dalla Coppa Italia. A pensarci oggi fa quasi effetto, perché anche quel giorno i cancelli del Meazza rimasero chiusi e la partita si giocò in un’atmosfera spettrale. Niente a che vedere con il Covid, un nemico al tempo ancora sconosciuto. Lo stadio rimase deserto per volontà del giudice sportivo in seguito agli episodi di un Inter-Napoli che lasciò le pagine della cronaca sportiva e invase il campo della nera

Il centrale di Desio, appena rientrato dopo l’operazione al menisco, non calca il prato milanese dalla notte del 7 dicembre 2011. Non una data come le altre per lui, che si ritrovò in un colpo solo a vivere due debutti assoluti: in prima squadra e in Champions League, nell’ultima gara della fase a gironi contro il Cska Mosca. Un premio prestigioso che l’allenatore dell’epoca Claudio Ranieri volle riservare a un ventenne con la valigia piena di ambizioni. Un mese dopo – archiviata la trafila nel settore giovanile – per Caldirola sarebbe arrivato il passaggio al Brescia, in serie B, poi il Cesena e la lunga esperienza tedesca tra Darmstadt e Werder Brema. 

Eccolo qui, ora, a contemplare quella che sognava potesse diventare casa sua. Inzaghiche di San Siro è intenditore – gli ha concesso minuti preziosi nei secondi tempi delle sfide con Crotone e Torino ma difficilmente lo rischierà dal primo minuto in un impegno che si prevede intenso e gravoso sul piano fisico. Più probabile un ingresso a gara in corso, poi tanto dipenderà dall’evolversi della situazione e soprattutto dal risultato. Ci sono dei fili da riannodare, per Caldirola. La doppietta all’esordio con la Samp gli fece guadagnare la ribalta, successivamente era riuscito a confermarsi in un ruolo di primo piano nello scacchiere di Superpippo, poi è arrivato uno stop che lo ha messo a dura prova in un periodo particolarmente felice della sua vita privata.

L’infortunio rimediato contro la Juventus ha obbligato la squadra a trovare nuove soluzioni in assenza di uno dei suoi pilastri. Un esperimento andato a buon fine, considerando che Inzaghi è riuscito nell’intento di mantenere solida l’ossatura con un piccolo miracolo. La prova di forza ha consentito al Benevento di scalare posizioni in classifica e di sopravvivere alle avversità dovute al campo e ai problemi fisici. Del resto è stata la capacità di rimodellarsi in continuazione una delle principali virtù dei giallorossi, forti di una sicurezza derivante dalle idee tattiche e da un credo ben definito. Fattori che semplificano un reintegro ma smontano al contempo le gerarchie. Se tutti sono sul pezzo, ne consegue che nessun posto è al sicuro. Anche agli insostituibili tocca sudare, è il bello della concorrenza.